Cronaca locale

«L'Expo della cultura si farà in città»

Via dal sito di Rho. Sgarbi e Maroni presentano la rivoluzione: Cenacolo aperto di notte e 14 padiglioni a Milano

«L'Expo della cultura si farà in città»

Il Cenacolo aperto di notte e la musica della Scala, il Rinascimento di Bramante e la rivoluzione dei Futuristi, Raffaello e Caravaggio all'Ambrosiana e a Brera. La grande architettura milanese del Novecento, la Pietà di Michelangelo e il Castello sforzesco. «Expo universale di Milano (a Milano)». Perché con l'allora sindaco Letizia Moratti «si andò a conquistare l'Expo per farla a Milano non in un non-luogo, in un'area deserta e desolata». È questa l'ultima crociata lanciata dal critico Vittorio Sgarbi dopo la nomina ad ambasciatore delle Belle arti per la Regione. La presentazione ieri a Palazzo Lombardia insieme al governatore Roberto Maroni con i 14 padiglioni della cultura da contrapporre a quelli prefabbricati o a quei «baldacchini grotteschi costati 7 milioni di euro» che per Sgarbi è l'Expo gate. Sarebbero bastati, assicura, pochi soldi per illuminarlo con le luci di Greenaway e «il Castello sforzesco sarebbe stato la vera porta dell'Expo».

Così come un grande «simbolo universale» sarebbero i Bronzi di Riace il cui trasferimento viene ora chiesto ufficialmente con una lettera inviata da Maroni e Sgarbi al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Padrini del grande progetto culturale disegnato dalla Regione sono il genio di Leonardo e Stendhal che pur da straniero considerava Milano la città più bella d'Europa. Per questo la richiesta di un accordo con ministero e sindacati per aprire il cenacolo fino alle 3 di notte, portando ad almeno 600mila le visite nei sei mesi dell'esposizione.

Ma ieri la conferenza stampa è diventata un meraviglioso viaggio sentimentale e artistico a cominciare dal Cenacolo che va aperto fino alle 3 di notte e Bramante con il trionfo del Rinascimento nella più straordinaria prospettiva di Santa Maria presso san Satiro e santa Maria delle Grazie con l'esposizione nel convento degli affreschi di casa Punigarola e del Cristo alla colonna . Martin Kemp e Pascal Cotte hanno attribuito il ritratto della Bella Principessa a Leonardo e Il codice ( Sforzeide di Giovanni Pietro Birago) sarà a Palazzo Bagatti Valsecchi. Dove sarà ricomposto il trittico di Antonello da Messina diviso tra Galleria degli Uffizi e Castello. Nel sesto padiglione, dedicato a Michelangelo, la Pietà Rondanini con una riorganizzazione degli orari di apertura che potrebbero coincidere con quelli del Cenacolo Vinciano. Il cartone di Raffaello per la Stanza della Segnatura (una delle quattro Stanze Vaticane all'interno dei Palazzo Apostolici) conservato nella Pinacoteca Ambrosiana e il Caravaggio della Cena di Emmaus conservata nella Pinacoteca di Brera. La Pala di Brera di Piero della Francesca, Cristo morto di Andrea Mantegna, la Pietà di Giovanni Bellini e lo Sposalizio della Vergine di Raffello. Palazzo Clerici sarà la sede del padiglione dedicato a Tiepolo con il suo soffitto affrescato a ospitare una mostra sul Rococò europeo. E poi il padiglione musica e MiTo alla Scala, i Futuristi che in questi giorni sfondano al Guggenheim di New York e l'Italia trascura, De Chirico e Savinio al teatro Parenti. Palazzo Litta per l'arte antica e Milano capitale europea dell'architettura del Novecento con l'omaggio a Guglielmo Mozzoni.

«Una proposta piena di fascino.

Impegnativa, ma molto concreta» dice Maroni che con la giunta ha stanziato un fondo da 10 milioni di euro per le iniziative culturali legate all'Expo.

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