Cronaca locale

L'inferno di via Sammartini: scontri, scabbia e degrado

Dopo la rissa di Natale il centro stranieri ora fa paura Il presidente Sinigallia: «Ogni giorno 80 nuovi arrivi»

L'inferno di via Sammartini: scontri, scabbia e degrado

Le botte di Natale riportano l'attenzione sul centro di smistamento migranti di via Sammartini. Un luogo dove, a causa di un intoppo tra tempi burocratici e disorganizzazione del sistema di accoglienza, passano migliaia di futuri senzatetto.

Nella notte di festa, una dozzina di ragazzi del Gambia ha dato in escandescenze perché gli è stato negato l'accesso all'hub dove sono ospitate centinaia di persone. La polizia è intervenuta in grande stile, una trentina di agenti in assetto antisommossa, perché i giovani, saranno tutti maggiorenni nel 2017, hanno anche spintonato i vigili del presidio fisso. Gli animi si sono quietati subito. Dopo qualche tempo al fresco della notte, servito anche per medicare le lievi ferite che si erano inferti da soli ribaltando le transenne, sono stati smistati in altri tre centri di accoglienza. L'episodio serve a riaccendere i riflettori per questo angolo di Milano dove si intersecano ferrovia e Martesana. Sotto i binari, negli spazi rinnovati dei rilevati, l'anno scorso non si trovava quasi nessuno. La notte il centro era chiuso. Oggi ci dormono 240 migranti. Nel 2015 in questo periodo ci arrivavano 7-8 persone al giorno, oggi «siamo sui 70-80», afferma Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca, la onlus che gestisce l'hub. Si tratta di una comunità molto variegata visto che ci sono quasi altrettante partenze. E che deve aprire i battenti al mattino presto, i primi profughi escono in strada verso le sette, e a volte chiudere tardi come nel caso di Natale.

Gli unici momenti in cui quest'angolo di Milano è gremito sono le ore dei pasti. Poi la maggior parte degli ospiti è altrove, spesso in Stazione Centrale dove ansie e disagi dei milanesi sono ai massimi livelli. Paure che potrebbero aumentare: le commissioni che devono stabilire chi ha diritto all'asilo e chi deve essere espulso iniziano a produrre risultati, però con un effetto paradossale. Appena ricevuto il permesso di soggiorno si deve uscire dai centri di accoglienza temporanea, quelli che usufruiscono dei famosi 35 euro, per entrare nel circuito Sprar, il circuito statale che si occupa di formare e inserire i profughi. Questo secondo genere di enti però sono circa «20mila su 170mila» precisa Sinigallia. Quindi i migranti passano da richiedente asilo a senzatetto in un batter di timbro. «La proporzione dovrebbe essere invertita», asserisce il presidente di Progetto Arca.

Ma difficilmente avverrà, perché c'è un ostacolo più grande degli scontri tra nordafricani e subsahariani o della ricomparsa in massa di malattie come la scabbia avvenuti nei centri come via Sammartini: la gestione dei soldi. Nel circuito Sprar vengono rimborsati i denari effettivamente spesi e in generale il controllo sui fondi è più stretto. Invece nei centri che usufruiscono dei 35 euro è sufficiente garantire certi servizi a un prezzo stabilito da una gara d'appalto. Quanto poi costino effettivamente all'ente che li eroga non viene chiesto. Questo meccanismo ha reso più convenienti per gli enti coinvolti nell'accoglienza non aprire molti Sprar, ma adesso il problema non è da poco.

Oggi che dalle commissioni iniziano a rilasciare i documenti, migliaia di persone diventano in regola, ma senza un posto dove andare o un lavoro. Solo nel mese di ottobre sono state presentate 13mila richieste di asilo al Ministero dell'Interno. Ne sono state esaminate 7mila e accettate circa 3.500. E per adesso siamo nella fase invernale, quando in teoria i flussi dovrebbero cessare o diminuire. Invece in via Sammartini sono decuplicati in un anno. Che il sistema di accoglienza vada aggiustato lo ha certificato anche il Comune di Milano che ha denunciato la presenza di migliaia di immigrati non identificati sul territorio.

La prossima onda sarà quella annunciata da via Sammartini: una generazione di senzatetto africani con i documenti in regola.

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