Cronaca locale

L'investitore di Luca: «Il telefonino vibrava e mi sono distratto»

Resta in carcere il peruviano di 34 anni che venerdì ha investito il giovane avvocato

(...) per l'accaduto», ha aggiunto l'uomo nato in Perù e in Italia da circa 14 anni.

Nell'incidente di venerdì mattina all'incrocio tra via Virgilio Ferrari e via Campazzino è rimasto ucciso Luca Andrea Latella, 31 anni, avvocato in una società del gruppo Eni. Mendoza ha tamponato violentemente con il proprio van, un Mercedes classe V Vito, la Mini d'epoca di Latella che era fermo al semaforo in attesa del verde. Il giovane professionista, la cui auto è stata sbalzata per una trentina di metri, è morto sul colpo. Mentre l'investitore è rimasto contuso. I test hanno accertato che guidava ubriaco: il suo tasso alcolemico era di 1.01 grammi per litro. Inoltre procedeva a velocità «estremamente elevata» (comportamento che il giudice definisce «ancora più grave» dell'aver bevuto).

Per il gip, il verbale di arresto in flagranza da parte degli agenti della polizia locale, le testimonianze dei passanti e la ricostruzione dello scontro dimostrano la «pericolosità» di Mendoza e il rischio che possa reiterare il reato. Da qui la misura del carcere. Il riferimento è in particolare al fatto che già in passato, nel 2010, l'uomo ha subito un procedimento penale per guida in stato di ebbrezza. Al termine del quale era stato condannato a pagare una multa di 1.800 euro e gli era stata sospesa la patente per sei mesi.

Mendoza, difeso dall'avvocato Dario Ciarletta, non ha altri precedenti penali. Anche se a suo carico risulta un fermo amministrativo del novembre 2013 da parte della Stradale di Lodi per trasporto di persone non autorizzato. È residente a Locate Triulzi, dove vive con la compagna, e alla domanda sulla propria professione ha spiegato che si occupa di «compravendita di macchine nuove e usate dal 2013. È una attività regolarmente registrata, è una ditta individuale. In Italia ci sono anche le mie sorelle e mia madre. Ho qui tutta la mia famiglia».

All'arrivo dei vigili, poco dopo le 9, il 34enne è sull'ambulanza in stato di choc. Ripete, urlando: «L'ho ucciso, sono una merda. Mia mamma appena lo viene a sapere morirà». Si dispera e vuole andare a soccorrere la vittima. Quando gli chiedono di mostrare la patente dice di averne denunciato il furto e che la denuncia è rimasta a casa. Poi racconta: «Avevo bevuto alle ore 4 del mattino e ora stavo tornando a casa». Davanti al gip confermerà: «La sera del fatto avevo bevuto una birra Corona. Ero stato a un incontro a casa di un mio caro amico, poi ho preso la mia macchina e mi sono diretto verso casa (...) non c'era traffico e mi sono distratto per un secondo ed è successo quello che è successo. Non ho usato il cellulare. Il cellulare non era alla mia portata e non l'ho guardato. Ho sentito il telefono vibrare, l'ho guardato per un secondo e mi sono schiantato». Sia il telefono di Mendoza sia quello di Latella sono stati sequestrati. Un testimone ha riferito di aver visto l'indagato «nell'atto di versare il contenuto di una bottiglia di birra» subito dopo lo scontro.

Cristina Bassi

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