Cronaca locale

«Con lui nessun processo finito con la morte»

Professor Alberto Torresani, l'Inquisizione richiama alla mente roghi e altre pratiche terribili. Perché la Chiesa ha fatto ricorso a questi metodi?

«Le eresie antiche erano provocate da dotti teologi che esageravano unilateralmente certi aspetti della dottrina. Spesso erano brave persone e nel mondo antico l'unica pena ecclesiastica era la scomunica. Intorno al 1184, il Papa Lucio III si incontrò con l'imperatore Federico Barbarossa a Verona. L'eresia di quei tempi non era frutto di teologi, bensì consisteva nel distacco di intere popolazioni avvertita con angoscia dalla Chiesa e dallo Stato. Col decreto Ad abolendam si decise di procedere contro il movimento ereticale equiparando l'eresia all'alto tradimento. L'accordo prevedeva che la Chiesa dovesse stabilire formalmente se esisteva l'eresia e in questo caso era lo Stato che eseguiva la condanna. Dobbiamo ammettere che ancora in tempi molto recenti certi Stati infliggevano la pena di morte o il carcere per reati di opinione politica».

Come si può essere allo stesso momento santo e inquisitore?

«Alcuni pensano che i Domenicani avessero una specie di talento per fare gli inquisitori. Pietro da Verona è santo perché martire, non perché inquisitore. Un giudice può essere condannato se opera ingiustamente. Non tutti i giudici del tribunale dell'Inquisizione furono feroci forcaioli. Risulta, soprattutto in seguito a studi di storici francesi, che le condanne al rogo erano meno dell'1% rispetto ai casi inquisiti. Quel tribunale stimava un successo ottenere il ravvedimento dell'eretico. Un libro di Bartolomé Bennassar sulla Storia dell'inquisizione spagnola approfondisce la vicenda».

San Pietro operò agli inizi dell'Inquisizione. In che cosa consisteva esattamente la sua attività?

«L'Inquisizione medievale ha operato per tutto il XIII secolo con una certa energia, poi le cose si assopirono. Quando il maestro di teologia aveva notizia dell'esistenza di gruppi di eretici, era tenuto a intervenire. In una domenica e per la durata di quaranta giorni, che potevano esser prorogati, veniva bandito un periodo di grazia. Gli eretici che si autodenunciavano subivano pene dette medicinali (pellegrinaggi, preghiere, opere di carità). Se dopo il periodo di grazia c'erano denunce di eretici (non si prendevano in considerazione le denunce anonime), l'inquisitore era tenuto a citare davanti al suo tribunale il supposto eretico».

Che cosa ricordano i documenti storici dell'operato di san Pietro a Milano?

«Le biografie e i documenti da me consultati non riportano processi terminati tragicamente a carico di eretici nelle province di Cremona, Como e Milano. Gli eretici che lo vollero morto si sentivano profondamente urtati dall'efficacia della predicazione di Pietro da Verona che, mediante la formazione di confraternite, attuava una profonda formazione religiosa tra i laici cristiani, togliendo agli eretici molti adepti. L'eresia aveva un risvolto politico, ostile all'assetto sociale del tempo. Peraltro come avviene anche oggi».

Una porta santa sarà dedicata a un uomo che ha combattuto l'eresia, mentre oggi si cerca con grande impegno il dialogo tra i cristiani?

«Lo Stato da tre secoli ostenta indifferenza verso la Chiesa dopo averla abbondantemente osteggiata. La religione in Francia, durante la grande rivoluzione, fu messa al bando, ma le condanne a morte divennero immensamente più numerose di quelle medievali. Ora la Chiesa non ha alcuna forma di diritto penale, e i tribunali che essa conserva hanno giurisdizione solamente sopra i sacramenti, per esempio il matrimonio religioso».

I catari disprezzavano la realtà della carne e quindi i beni materiali. Accade anche oggi?

«L'atteggiamento attuale di fedeli e non fedeli è di dire tutto ciò che pensano senza provare particolare responsabilità circa ciò che diffondono.

La fede viene considerata una questione privata, che deve risultare ininfluente nei rapporti sociali».

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