Cronaca locale

Le macchine che scavano tunnel da due secoli

Già nel 1825 tracciavano la strada dove poi avrebbero corso le ferrovie urbane

Sono le protagoniste della storia recente di molte città perché ne scavano il sottosuolo, ma hanno già una storia di quasi duecento anni. Le Tunnel Boring Machine, o TBM, sono le «talpe» che tracciano la strada delle linee ferroviarie urbane dal 1825, come ricordato dagli stessi responsabili di Mm. La prima venne utilizzata quasi due secoli fa in Inghilterra: servì per la galleria sotto il Tamigi dove avrebbe dovuto passare la linea sottorranea. All'epoca chiaramente si trattava di modelli non in grado di prestazioni come quelle attuali: quella avviata ieri dal sindaco Giuseppe Sala ha un diametro di 6,5 metri ed è in grado di costruire anche il rivestimento in cemento della galleria mentre avanza. Una particolarità che rende i lavori ancora più rapidi ed efficienti.

Ma quella britannica non fu la sola macchina ad essere utilizzata per opere famose. Anche il traforo del Frejus, completato sul finire dell'Ottocento su impulso del conte Camillo Benso di Cavour, fu scavato proprio grazie a una delle prime TBM. E sulla paternità di chi avesse effettivamente brevettato le specifiche tecniche ci fu anche da discutere: più di un ingegnere rivendicava la paternità di questa innovazione.

Nella prima metà del Novecento furono creati nuovi modelli soprattutto negli Stati Uniti dove si aggiunse una testa rotante che ancora oggi è una delle caratteristiche di base di ogni modello di Tbm insieme ai dischi taglianti che furono aggiunti successivamente. Quella partita da Forlanini ieri è persino in grado di raccogliere gli scarti su nastri trasportatori che facilitano le operazioni di smaltimento, oltre a cementare, come detto, la galleria mentre la scava.

Ma oggi il livello di questi macchinari è molto alto, come dimostrano le tante opere in cui vengono adoperati.

Dal tunnel per l'alta velocità ferroviaria in Piemonte alla metropolitana di Napoli.

E ovviamente anche per le due nuove linee milanesi, per le quali se ne stanno utilizzando due modelli, uno da 6,5 metri e uno da 9,5 per le parti più centrali della città: nel sottosuolo del tessuto urbano infatti si cerca di mantenere le stazioni, che di solito si sviluppano molto intorno alle fermate, più strette.

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