Cronaca locale

Mamma morta: il pm non vuole il processo

I parenti di Claudia Bordoni contro la Procura che ha chiesto il proscioglimento dei medici

Cristina Bassi

Ancora ostacoli sulla via del processo per provare ad accertare le responsabilità nella morte di Claudia Bordoni e delle due gemelline che portava in grembo. La tragedia nell'aprile dello scorso anno alla Mangiagalli. Dopo una richiesta di archiviazione del caso respinta, un'imputazione coatta con relativa richiesta di rinvio a giudizio ordinate dal gip Stefania Donadeo alla Procura ieri ancora un'istanza da parte del pm di non luogo a procedere. Cui si sono opposti i legali della famiglia della vittima.

Sotto accusa ci sono una ginecologa e due ostetriche della clinica. Rispondono di omicidio colposo. La posizione di una psichiatra era già stata archiviata. Nell'udienza preliminare di ieri davanti al gup Ezia Maccora il pm Sara Arduini ha ribadito la posizione portata avanti dalla collega Maura Ripamonti. Che cioè, sulla base di una consulenza tecnica, non esisterebbe un nesso causale tra l'omissione «gravemente colposa» degli imputati e la morte della 36enne incinta al sesto mese e delle bambine. I familiari di Claudia Bordoni, i genitori, il compagno e i nonni materni, erano in aula e si sono costituiti parte civile. I loro legali, gli avvocati Antonio Bana, Francisca Buccellati e Antonio Sala Della Cuna, hanno insistito nel chiedere il processo per i tre professionisti. In una memoria parlano di «fatti gravissimi»: i sanitari della Mangiagalli non avrebbero posto «in essere i doverosi provvedimenti diagnostici e terapeutici» per salvare la paziente e i nascituri.

Le condizioni della donna erano precipitate, spiegano, dopo che si era presentata al Pronto soccorso per le complicazioni della gravidanza. Tuttavia non è neppure stata sottoposta a ecografia. Da parte dei sanitari sarebbero state «del tutto ignorate le linee guida» specifiche per questi casi. Di conseguenza l'emorragia in corso, causa della morte di Claudia Bordoni, è stata «colposamente» non diagnosticata.

L'udienza andrà avanti il prossimo 14 marzo.

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