Cronaca locale

Un manichino giù dall'hotel: test sulla caduta di Domenico

Ancora troppi dubbi e silenzi sulla fine dello studente in gita a Milano Il pm dispone nuovi accertamenti per chiarire cosa è successo quella notte

Un accertamento di natura scientifica non confutabile per ricostruire la caduta di quella mattina del 10 maggio di Domenico Maurantonio dalla finestra al quinto piano dell'albergo milanese «Leonardo da Vinci». È l'esperimento giudiziale richiesto dal pm della Procura di Milano Claudio Gittardi alla polizia Scientifica per riproporre una simulazione di quanto è accaduto allo sfortunato 19enne studente liceale padovano con l'ausilio innanzitutto di un manichino che ne riproduca con estrema precisione le fattezze essenziali e di un computer sul quale, in tempo reale, verrà riprodotta la caduta e tutte le sue fasi.

Premesso che finora non sono stati sequestrati i cellulari agli allievi delle quinte del liceo scientifico di Padova «Ippolito Nievo» (come invece era apparso su alcuni organi di stampa, ndr ) la magistratura milanese è decisissima a vederci chiaro sulla triste fine dello studente morto nell'hotel di Bruzzano dove era in gita con la scuola. Il pm Gittardi finora non ha indagato nessuno tra gli allievi di quinta del «Nievo», ma non resta con le mani in mano. È evidente infatti che il magistrato non è soddisfatto dagli esiti degli interrogatori. O addirittura non crede affatto alla versione dell'accaduto fornita finora dai liceali in albergo quella notte. Troppi i punti interrogativi rimasti in sospeso. È ancora da chiarire, ad esempio, come mai il ragazzo, che si era sentito male, non si sia servito del bagno della stanza, ma abbia dovuto cercare una toilette altrove.

Gli inquirenti non sono i soli ad avere dei seri dubbi sulla versione dei fatti fornita dai liceali padovani. Anche la mamma di Domenico, Antonia Comin, ieri si è sfogata con NewsMediaset, che ha diffuso una anticipazione dell'intervista. «Visto il contesto della finestra da cui una persona, in qualunque condizione, non poteva cadere, l'unica ipotesi è che sia stato spinto giù» ha detto la donna. E ha aggiunto: «Domenico non era tipo da farsi coinvolgere in bravate con equilibrismi su cornicioni o davanzali, men che meno al quinto piano. Sarebbe un altro comportamento anomalo che non è assolutamente in linea con il suo modo di essere. Io vedo un gesto veramente crudele, con un fine ben preciso. Purtroppo è così. Si tratta di capire chi ha messo in atto questo gesto e perché. Non so cosa pensare: se è uno scherzo, è uno scherzo crudele, disumano, messo in atto con l'intenzione di colpire in modo estremamente grave». Tutto questo anche dopo che sabato, due dei ragazzi che erano nella stanza con Domenico al «Leonardo da Vinci» e un altro compagno di classe e amico fraterno dello sfortunato giovane, hanno fatto visita alla donna e al marito parlando a nome di tutta la quinta E, ripetendo di non sapere cosa sia successo.

La preside Maria Grazia Rubini intanto difende i «suoi» ragazzi. «Non sono i farabutti omertosi che qualcuno vuole dipingere - ha dichiarato - Sono distrutti da un dolore che è secondo solo a quello della perdita di un membro della propria famiglia».

Di certo un affezionato gruppo di amici di Domenico c'è. Sono coloro che stanno facendo una petizione affinché il giovane, che quest'anno avrebbe affrontato l'esame di maturità, possa ricevere il diploma di licenza liceale.

Un attestato che verrà consegnato alla famiglia.

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