Cronaca locale

Maroni: "L'eterologa si paga. Ho scelto io e Cl non c'entra"

Il governatore della Lombardia rivendica la decisione di far pagare (fino a tremila euro) le cure: "Senza legge non può stare nell'assistenza". L'associazione Coscioni impugna

Maroni: "L'eterologa si paga. Ho scelto io e Cl non c'entra"

Integralismo ciellino, fondamentalismo religioso, catto-jihad e chi più ne ha più ne metta. Le accuse della sinistra a una fantomatica Spectre di Cl contro l'eterologa si rincorrono attraverso le agenzie di stampa e i social network. A smontare le ricostruzioni è il presidente della Regione, il leghista Roberto Maroni, che rivendica a sé la paternità della legge sulla fecondazione artificiale eterologa in Lombardia, più restrittiva che in altre Regioni. A pagamento, con tariffe tra i seicento e i tremila euro. «Dietrologie che non esistono. È una decisione che ho preso io e che ho poi comunicato ai capigruppo. È partita da me la proposta, quindi semmai è il contrario, è Cl che si è adeguata al presidente della Regione e non viceversa...» dice Maroni. Nessuna guerra di religione, insomma, ma una decisione politica.

Il dato di fatto è che la scelta di far pagare l'eterologa a chi la richiede, e non a tutti i cittadini, è condivisa dalla maggioranza. Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, commenta: «È una decisione assolutamente corretta e una scelta obbligata». In tempi di spending review , caricare i costi sulla Regione e sullo Stato sarebbe impensabile: «Sentiamo ogni giorno i moniti del commissario Cottarelli e la necessità del governo centrale di tagliare anche in settori strategici come la sanità, quindi credo che la coperta sia corta per tutti». Una vittoria dei cattolici? «Non si tratta della vittoria di qualcuno, la Regione ha esercitato il compito che le è stato assegnato per legge». Parole che arrivano il giorno quelle dell'assessore alla Sanità, Mario mantovani, che ha rivendicato le ragioni politiche della scelta di non privilegiare l'eterologa rispetto all'adozione.

L'acronimo che spiega tutto è Lea, Livelli essenziali d'assistenza, ovvero i servizi e le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito. In Italia infertilità e sterilità non sono inserite nei Lea. Le Regioni hanno la possibilità di utilizzare risorse proprie per garantire servizi e prestazioni aggiuntive a quelle incluse nei Lea nazionali. Ed è proprio quel che la giunta ha scelto di non fare. «Non posso e non voglio considerarla nei Lea» dice Maroni «perché altrimenti deve pagarla la Regione e di conseguenza i cittadini lombardi». Se il Parlamento decidesse diversamente, «metteremmo i ticket e rimborseremmo gli istituti che fanno l'eterologa».

Per Ncd parla Stefano Carugo, vicino a Cl, medico ed esperto di sanità: «Ci accusano di discriminazioni perché ammettiamo all'eterologa solo le coppie sterili e non coppie fertili con malattie genetiche, ma è la legge 40, una legge dello Stato, a aver stabilito questo e non la Regione. La nostra è stata una scelta politica bilanciata da una legge dello Stato». Qualche perplessità rimane in Forza Italia. Fabrizio De Pasquale, capogruppo azzurro in consiglio comunale, propone che «almeno un centro pubblico sia disponibile per l'eterologa gratutita».

Intanto l'Associazione Luca Coscioni parla di «norma aberrante» e assicura che sosterrà legalmente coloro che volessero fare ricorso contro la decisione di far pagare l'eterologa. «Anche in questo caso il nostro supporto legale sarà gratuito, come abbiamo già fatto in questi 10 anni contro i divieti della legge 40» spiegano in una nota.

E il presidente della Toscana, Enrico Rossi, invita a fare turismo sanitario nella sua Regione, dove si paga un ticket di 500 euro: «In Toscana porte aperte alle coppie lombarde».

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