Cronaca locale

Maroni: «L'Onu mandi caschi blu sulle sponde del sud Mediterraneo»

Dal palco della Festa dell'Unità il governatore dà la sua ricetta E il pubblico del Pd applaude

L'applauso è tiepido ma è pur sempre un applauso. E che a regalarlo al presidente della Regione, Roberto Maroni, sia la platea della Festa dell'Unita fa una certa impressione. Tanto più che il tema del dibattito è l'immigrazione, che dovrebbe essere il fossato scavato tra Lega e sinistra. Così non sembra, adesso, con questo Maroni in versione istituzionale. Poco prima di arrivare al tendone ha incontrato il presidente della Moldova, sostituendo il rappresentante del governo assente. Ora dice: «Salvare gli uomini che vivono in mare è un dovere, con la D maiuscola». E ancora: «Gli immigrati come tutti i lavoratori in regola sono certamente una risorsa. Abbiamo gente che lavora e integrata, con loro non c'è nessun problema». Invita a distinguere tra clandestini e richiedenti asilo. Ma ricorda anche che l'accordo Stato-Regioni sulla gestione dei flussi firmato lo scorso luglio è rimasto inapplicato. La ricetta, aiutarli a casa loro, è declinata in salsa Onu: «Non vuol dire sono affari loro, chi se ne frega, vuol dire prendersi cura di questi disgraziati, andare lì con le istituzioni internazionali». Cita il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco e il suo pragmatico discorso su come affrontare in modo umano e realistico l'emergenza mondiale che si chiama immigrazione. Con l'intervento dei caschi blu sulle sponde sud del Mediterraneo l'ex ministro dell'Interno pensa si possa risolvere la situazione. « Life keeping » la chiama, da perseguire accanto al peace keeping , attraverso una relazione con il segretario dell'Onu, Ban Ki-moon. «Se Renzi farà questo gli farò i complimenti. E detto da me fa effetto», dice.

C'è il tema del nuovo assessorato al Welfare, la legge entra in vigore oggi. «Ho sempre detto che avrei voluto come assessore alla Sanità qualcuno che credesse alla riforma come e più di me. Finora non l'ho trovato» dice, confermando che sarà lui a prendere le deleghe per un po'. Ad affiancarlo due direttori generali. A Mario Mantovani, assessore uscente, è stato offerto di mantenere il ruolo di vicepresidente con deleghe a Internazionalizzazione ed Europa. Mantovani non l'ha presa bene e potrebbe lasciare, anche se dai vertici di Fi dicono che alla fine accetterà. Cristina Cantù dovrebbe invece occuparsi dell'Agenzia dei controlli. Sulla riforma della Sanità, però, i lavori sono ancora in corso. Dice Maroni: «Nessuna preoccupazione, siamo pronti, partiamo a settembre». Fi non ha ben digerito quello che considera un accaparramento dalla Lega e attende riequilibri, in un successivo rimpasto richiesto anche da Ncd. Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd e anima della Festa dell'Unità, entra anche lui in questi dibattiti: «Il balletto politico non ci interessa, ci interessa che la riforma venga attuata nell'interesse dei cittadini». Maroni si mostra molto ottimista anche sugli accordi politici nel centrodestra, convinto che la quadra si troverà a breve. «Su Milano ci sono tutte le condizioni, penso che entro poco si chiuderà l'accordo sul candidato sindaco e ciò dimostra che la Lombardia funziona come modello del centrodestra per tutto il Paese». Insomma, un accordo nel quale stiano dentro tutti, che ridà forza all'anima moderata della coalizione.

Poi si cambia scenario: con Giovanni Toti, presidente della Regione e Vittorio Feltri, l'appuntamento è alla Bèrghem Fest, a casa della Lega.

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