Cronaca locale

Mense, vigili e sicurezza Tutti i nodi da sciogliere

Venerdì niente pasti, martedì si fermano i mezzi Sinistra in pressing per bloccare il decreto Minniti

Marta Bravi

Si comincia venerdì con lo sciopero di Milano Ristorazione o meglio lo sciopero nazionale unitario del personale della Ristorazione collettiva per il rinnovo del contratto, lunedì Palazzo Marino sarà accerchiato dai sindacati inquilini delle case popolari gestite da MM per protestare contro la richiesta degli affitti arretrati.

Martedì toccherà ai mezzi pubblici che rischiano di fermarsi per quattro ore. Una mobilitazione che è il frutto dei rapporti tesi tra Atm e Comune per la delibera sulla gara di affidamento del trasporto pubblico locale che rischia di spacchettare il sistema della mobilità milanese. Dopo le scintille di lunedì tra il sindaco Giuseppe Sala e il presidente e direttore generale, ancora in carica, Bruno Rota. Ora la palla passa ai sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil, Ugl Tpl, Orsa, Faisa e Sama) che appunto hanno indetto una mobilitazione per il 5 aprile, secondo giorno del Salone Internazionale del Mobile. Data la delicatezza della Situazione della mobilità milanese (con le zone del Fuori Salone chiuse al traffico) e l'importanza di un evento di portata internazionale, per cui sono attesi 300mila visitatori da tutto il mondo, la Prefettura potrebbe anche decidere per la precettazione. Ma tant'è. Si preannunciano settimane calde per Beppe Sala che oggi dovrebbe ratificare le nomine per il nuovo consiglio di amministrazione di Atm.

Mense e trasporti, ma anche sicurezza: i fornti aperti per il sindaco che ieri ha incontrato i rappresentanti della sinistra milanese (i consiglieri comunali Anita Pirovano e Paolo Limonta, i portavoce di SinistraXMilano, l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno e il delegato alle periferie Mirko Mazzali) sul Decreto Minniti «Disposizioni Urgenti in materia di sicurezza della città». La sinistra chiede al numero uno di Palazzo Marino «di rivendicare insieme la capacità di Milano di gestire diversamente la sicurezza e la paura, agendo per il recupero delle marginalità e la ricostruzione di legami sociali e comunitari nei quartieri e nelle aree della città più frammentate». Il sindaco cao viene tirato per la giacchetta proprio su quella parola su cui ha costruito gran parte della campagna elettorale, le periferie. «Il decreto è inutile e propagandistico perché non risolve i problemi veri né li affronta - attaccano-: semplicemente li nasconde o li sposta dove sono meno visibili, in quelle periferie che, per te come per noi, sono un'ossessione».

Annunciano un presidio in piazza Scala lunedì e chiedono un incontro urgente al sindaco i sindacati degli inquilini delle case popolari: «È necessario che il Comune risponda agli inquilini, nella maggior parte famiglie in difficoltà, sui quali è gravata questa scelta irresponsabile e sulle quali vengono così scaricati 13 anni di mala gestione. Le organizzazioni sindacali chiedono l'apertura del confronto ricordando all'amministrazione, che rappresentano migliaia di inquilini delle case popolari».

Aperto anche il fronte con la polizia locale. Lunedì si è tenuto il primo incontro con l'assessore competente Carmela Rozza per l'apertura di un tavolo permanente. Obiettivo: riorganizzazione dei servizi e dei nuclei speciali. «Bisogna trovare un equilibrio e riorganizzare meglio servizi e compiti. In ballo anche l'assunzione dei 300 agenti, grazie allo sblocco del turn over al 100% che il corpo chiede da anni. Ieri pomeriggio invece l'incontro con il direttore delle relazioni sindacali del Comune sulle «progressioni orizzontali». «Sono 1200 i ghisa che hanno diritto a uno scatto di carriera e di compenso - spiega Daniele Vincini, segretario regionale Sulpm - da otto anni sono allo stesso livello economico.

La copertura economica c'è, (10 milioni di euro), oar si tratta di trovare lo strumento per capire quando far partire le progressioni economiche».

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