Cronaca locale

IL MERCATO DEL BELLO Pittura, scultura e arredi, ogni anno alle fiere rarità e qualche capolavoro

La vivacità culturale di una città non si misura soltanto con la quantità di mostre e musei, ma anche con l'attività dei mercanti d'arte. Quelli con la «m» maiuscola s'intende; coloro cioè che, come ci ha insegnato la storia, hanno sempre contribuito alla valorizzazione degli artisti e rappresentano un punto di riferimento insostituibile per appassionati e collezionisti. Nell'antiquariato, ancor più che nell'arte contemporanea, Milano può vantare alcuni tra i più stimati operatori del settore non solo a livello nazionale ma anche mondiale. Parliamo di gallerie che, ospiti nelle più prestigiose manifestazioni fieristiche internazionali, portano avanti una proposta culturale oltre che commerciale fondata sullo studio, la ricerca e la promozione di quell'immenso patrimonio che è l'arte italiana. E non solo. In questi giorni, i galleristi più rappresentativi della città sono presenti alla BIAF di Firenze, la Biennale di Antiquariato che si tiene nella suggestiva cornice di Palazzo Corsini (oltre 15mila presenze nei primi quattro giorni). In prima fila ci sono loro, una folta rappresentanza di ben 20 mercanti milanesi su un totale di 88 espositori anche internazionali, con capolavori e rarità nell'ambito della pittura antica, scultura, arredi e oggettistica. Tra questi figurano le stesse «botteghe» che ogni anno partecipano anche alla fiera Tefaf di Maastricht, a tutt'oggi la manifestazione più selettiva che a marzo riunisce nella cittadina olandese il gotha delle gallerie mondiali e il collezionismo più alto. Questi nomi sono Altomani & Sons di via Borgospesso 12/14, Alessandro Cesati di via San Giovanni sul Muro 3, Longari Arte di via Bigli 12, Carlo Orsi di via Bagutta 14, Robilant + Voena (Londra e Milano in via Fontana 16), Tornabuoni (Firenze e Milano in via Fatebenefratelli 34), Piva & C di via Bigli 7. Oltre a loro, alla prestigiosa BIAF prendono parte altre gallerie cittadine tra cui Bottegantica (via Manzoni), Mirco Cattai (via Manzoni 12), Enrico Gallerie d'Arte (via Senato 45), Daniela Balzaretti (via San Marco 14), Galleria Gomiero (via Pilo 11), Galleria Silva (via Borgospesso 12). Malgrado qualità e esperienza (oltre a quotazioni inferiori rispetto all'arte contemporanea), «quasi» tutti denunciano una congiuntura particolarmente critica, a causa di un regime fiscale che penalizza il mercato interno. Il «quasi» esclude infatti coloro che hanno aperto una sede all'estero, a Londra o New York. «Oggi i clienti sono terrorizzati perchè le gallerie sono obbligate a segnalare all'Agenzia delle Entrate le generalità e codice fiscale di chi compra un'opera d'arte di un valore superiore a mille euro» dice Andrea Ciaroni della galleria Altomani che nello stand fiorentino espone una magnifica scultura di Benedetto da Rovezzano, il San Giovanni Battista Rospigliosi (1530). «La caccia alle streghe che viola la privacy anche dei piccoli collezionisti - continua Ciaroni - fa sì che gli italiani preferiscano acquistare all'estero». Ed è lo stesso motivo che in questi anni ha provocato la chiusura delle sedi milanesi delle più importanti case d'asta, come Christie's e Sotheby's. Ma la cultura e la passione dei grandi antiquari di casa nostra fa sì che anche quest'anno la Biennale fiocchi di capolavori. «D'altronde abbiamo il dovere di essere ottimisti, anche se all'estero l'atmosfera è più frizzante» dice Marco Voena che espone un magnifico «Ratto d'Europa» di Luca Giordano (1675). Tra le chicche, il cassettone policromo Pignatti Morano di Custoza (metà de XVIII sec.

) nello stand di Piva, o lo straordinario «Le tentazioni di sant'Antonio Abate» di Camillo Procaccini (Galleria Nobili), o un busto di Alessandro Magno di Domenico Paci (1819) da Longari.

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