Cronaca locale

Dopo un mese, Grande Milano ferma e al verde

Dopo un mese, Grande Milano ferma e al verde

La Grande Milano, i padri costituenti. Grandi scenari e ottimi propositi. Ma dopo tre settimane non c'è nient'altro. Tanto è passato dalla prima solenne convocazione del Consiglio metropolitano, l'organismo che dovrà scrivere lo statuto della città metropolitana, l'ente destinato a subentrare alla Provincia. E non c'è ancora una convocazione, non ci sono commissioni, non ci sono staff assegnati, non c'è un regolamento che disciplini l'attività dell'aula. E i consiglieri scalpitano, anche perché fra 2 mesi i compiti a casa dovranno essere consegnati. E ancora non sono iniziati. «Noi siamo disponibili a collaborare - dice il vicecapogruppo di Forza Italia Alberto Villa - ma deve esserci, appunto, un lavoro. Noi vorremmo che si lasciassero correre giorni e settimane per poi tirar fuori, con la scusa dei tempi stretti, un progetto di statuto preconfezionato». Non sarà un lavoro breve, né semplice, anche perché il Consiglio dovrà anche scrivere la legge elettorale. E si sa quanto è difficile trovare regole elettorali che vadano bene a tutti. «Pisapia è stato negli Usa, va bene - aggiunge Villa - ma al suo rientro mi sarei aspettato che come primo atto firmasse una nuova convocazione. E invece non ci è arrivato niente».

Il sindaco, lo sanno tutti, è talmente impegnato con le urgenze di Milano che difficilmente può trovare tempo ed energie da dedicare alla costruzione della città metropolitana. Anche per questo ha già scelto un vice e sarebbe intenzionato a nominarlo subito, a novembre. Si tratta di Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco, renziano della prima ora molto stimato nel centrosinistra. Comincini non parla di questa nomina ma a quanto pare sarebbe imminente. Con la scelta di un vice, Pisapia vorrebbe anche assegnare alcune deleghe, un po' come avviene con gli assessori, anche se la legge non prevede una giunta per la città metropolitana. Un organismo collegiale capace di riunire e coordinare il lavoro dei consiglieri delegati lavorerebbe dunque in via informale. Il Pd, da parte sua, ha scelto anche il suo capogruppo metropolitano, il consigliere comunale Filippo Barberis, incaricato di stilare con gli altri un calendario. E ha anche individuato un gruppo di nove consiglieri per preparare questa bozza di statuto.

Resta il fatto che il compito di sbloccare tutto resta in capo al Consiglio comunale di Milano, nel senso che solo Palazzo Marino può compiere quel percorso che la legge prevede come condizione per la costruzione di una vera città metropolitana. La riforma stabilisce infatti che il sindaco metropolitano, quello che governerà su tutto il territorio della ex Provincia, possa essere eletto direttamente dai cittadini (e non da sindaci e consiglieri come avviene oggi) solo se il Comune capoluogo si divide in municipi, che a Milano dovrebbero prendere il posto delle attuali esangui Zone. Per fare questo lavoro di decentramento, che la sinistra aveva promesso in ogni caso, il sindaco ha delegato - questa volta in Comune - il consigliere Andrea Fanzago del Pd, che si pone come obiettivo (difficile) il 2016. Sui tempi, in effetti si registra una novità. Forza Italia ha sempre chiesto di fare le elezioni metropolitane nel 2016 e ora anche il Pd non lo esclude, anche perché tutti gli alleati di centrosinistra (soprattutto i laici-civici della Città dei Comuni, cioè Marco Cappato e Roberto Biscardini) stanno spingendo in questo senso - e stanno per presentare un ordine del giorno in tal senso a Milano.

A tutte le incognite si aggiunge quella delle risorse, dal momento che la legge di stabilità prevede tagli per un miliardo a scapito delle province, e il bilancio di Palazzo Isimbardi, che viene ereditato, già scricchiolava non poco.

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