Cronaca locale

«Milano città accogliente non è nel mirino dell'Isis»

Il generale Maurizio Stefanizzi lascia per scalare le gerarchie dell'Arma «C'è paura, per strada furti di catenine non si vedevano da vent'anni»

Per il generale Maurizio Stefanizzi andarsene da Milano è doloroso come lasciare la propria amata senza sapere quando la si rivedrà. E non si tratta di luoghi comuni, di frase fatte o di enfasi, realtà molto lontane da quest'uomo che, tra i suoi collaboratori, è stato descritto anche come «uno tsunami di affetto al quale non eravamo abituati». Dopo ventuno mesi (era arrivato sotto la Madonnina il 7 ottobre 2013) il comandante provinciale dei carabinieri abbandona via della Moscova per dirigere il V reparto del Comando generale a Roma, dove si occuperà di relazioni esterne e comunicazioni istituzionali.

Tuttavia Milano, dove dal 1988 al '93 ha diretto la compagnia Monforte come giovane capitano (aveva ventotto anni), resta per Stefanizzi unica. «Con il mio lavoro ho girato l'Italia, ma Milano mi ha stregato. Sono un tipo viscerale, ho amato tutte le città dove sono stato - Messina, Monreale, Palermo, per citarne alcune -, qui però c'è un'energia unica.

Milano è sempre accogliente, nonostante la crisi e le problematiche legate all'immigrazione che sembrano esasperare la gente, ma che in realtà non trovano riscontro nel comportamento delle persone. È una città aperta e che offre opportunità a chiunque, molto tollerante anche perché se dimostri di avere contenuti e professionalità, ti offre la sua stima e il suo affetto, a prescindere da dove vieni e da chi sei.

Anche per questa ragione, nonostante in questi mesi con tutte le istituzioni e i vari Comitati per l'ordine e la sicurezza abbiamo stabilito una mappa degli obiettivi sensibili nel caso di eventuali attacchi terroristici, personalmente non credo che Milano sia nel mirino dei terroristi dell'Isis. O, almeno, non penso che Milano rappresenti uno dei bersagli principali. E questo perché, al contrario di altri stati europei ex colonizzatori dove molto spesso ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, Milano è l'emblema di un'Italia che accoglie e sa ascoltare. E dove di fronte all'interesse pubblico, si fa squadra e si lavora tutti insieme affinché tutto funzioni. Basta vedere cosa si è fatto per organizzare questa Expo: abbiamo remato tutti nella stessa direzione».

Di accoglienza, ascolto e sofferenza il generale Stefanizzi se ne intende. Ci mostra le foto di un recente viaggio in Zambia dove, con la Fondazione Arché, è stato ospite della missione gesuita di Chikuni e ha visitato uno dei più grandi orfanatrofi dell'Africa. Un'esperienza che non è rimasta relegata in uno spazio temporale ristretto e in qualche scatto, ma continua a far parte della vita di Stefanizzi che a Milano ha dato una mano nella mensa di via Saponaro gestita dai Fratelli di San Francesco.

«A Milano ci sono problemi di criminalità incancreniti dalla crisi e dalla presenza di un numero rilevante di persone che non hanno nulla e che finiscono - per scelta, cultura o disperazione - per delinquere», conclude il generale. «Che i furti possano essere diminuiti o aumentati a livello statistico, ai cittadini non importa se poi si sentono insicuri per le strade, con il riaffiorare di reati come quelli dello scippo delle catenine o il furto di generi alimentari che erano scomparsi da almeno vent'anni. Tuttavia, durante questi due anni ho girato la provincia di Milano e Monza in lungo e in largo: per conoscere i miei carabinieri e parlare con le persone. E ho sentito che la gente ci vuole bene e apprezza la vicinanza e la presenza dell'Arma.

Davvero».

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