Cronaca locale

Milano nuova capitale antimafia «È qui che le cosche fanno affari»

Ministri e magistrati agli Stati generali di Palazzo Reale Obiettivo la «Carta» per la lotta alla criminalità organizzata

Cristina Bassi

«Money»: la parola più frequentemente pronunciata dai mafiosi intercettati, che sia in dialetto o in inglese. E nella «città dell'attrattività, degli investimenti, del denaro» sono convocati gli Stati generali della lotta alle mafie. Perché a Milano e non Palermo o Reggio Calabria? Lo spiega il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ieri ha aperto i lavori nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. «Questa è la capitale internazionale d'Italia, la città della legalità. L'abbiamo scelta per uscire dal luogo comune dell'antimafia, da una certa retorica delle celebrazioni. Non ha capito nulla chi dice che le mafie, nel cuore economico dell'Italia, non siano una priorità sulla quale dobbiamo orientare l'attenzione. Sulla lotta alle mafie - conclude il Guardasigilli - ci giochiamo la visione del Paese all'estero». In mattinata Orlando insieme al sindaco Giuseppe Sala, all'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino e al presidente della Commissione consiliare antimafia David Gentili aveva visitato Casa Chiaravalle. La struttura è il bene confiscato alla criminalità organizzata più grande della Lombardia.

Dai lavori degli Stati generali uscirà la «Carta di Milano per la lotta alle mafie del XXI secolo». Il sindaco Sala ribadisce che Milano «è in prima fila in questa battaglia. La Lombardia è nel mirino delle cosche, ma qui la mafia ha trovato anticorpi e un tessuto sociale sano. Nella nuova stagione di lotta alla criminalità organizzata il ruolo dei Comuni e fondamentale, in particolare nel riutilizzo dei beni confiscati. In città sono 177, di cui 157 già assegnati alle Politiche sociali. Vogliamo espandere le nostre modalità di contrasto alle cosche all'intera Città metropolitana. Il fenomeno c'è - ammette il primo cittadino - ma le risposte sono concrete, la battaglia efficace e condivisa da tutti i cittadini». Anche il governatore Roberto Maroni mette l'accento sulla confisca dei beni mafiosi: «La Regione ha costituito un fondo di 3 milioni di euro per aiutare i Comuni nella destinazione, il recupero e il riutilizzo dei beni confiscati a fini sociali e istituzionali. La cultura della legalità è l'altra strada maestra da seguire. Perché le mafie sono in grado di comprare tutto, è vero, se però c'è dall'altra parte qualcuno disponibile a farsi comprare. La cultura della legalità - sottolinea infine Maroni - è l'anticorpo più importante da immettere nei nostri giovani per combattere e prevenire efficacemente i fenomeni mafiosi».

Di altissimo livello gli altri interventi della giornata di ieri. Dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, all'alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini (che ha inviato un video), al capo di Gabinetto del ministero della Giustizia Elisabetta Cesqui, al coordinatore del Comitato scientifico degli Stati generali Franco Roberti. Ancora: il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Alessandro Pansa, il già procuratore capo del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia Carla Del Ponte, il rappresentante permanente dell'Italia all'Onu Luigi Marini. Per l'appuntamento di oggi sono attesi insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tra gli altri: il magistrato Gian Carlo Caselli, il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Bella, il neo presidente siciliano Nello Musumeci, i procuratori capo di Catanzaro Nicola Gratteri, di Milano Francesco Greco, di Napoli Giovanni Melillo, di Roma Giuseppe Pignatone e il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato.

Poi il presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, il presidente dell'Anac Raffaele Cantone e i ministri Marco Minniti, Maurizio Martina e Valeria Fedeli.

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