Cronaca locale

Minacce, estorsioni e pizzo Imprenditori sotto assedio

Commercianti impauriti: il 30/% chiede un'arma E Pisapia promette altre 700 telecamere per Expo

Un questionario anonimo: venti domande in italiano, inglese, francese, arabo, cinese, spagnolo. Busta preaffrancata. Tutto per garantire anonimato e autenticità. E le risposte degli imprenditori sono sconvolgenti: 12 su 100 hanno ricevuto minacce o intimidazioni. E cioè danni materiali, visite inquietanti o telefonate minatorie. Agli imprenditori minacciati è anche capitato di peggio: a tre su dieci sono arrivate richieste di denaro, di merci, di assumere personale. In due parole: pizzo e estorsione. Forse questo aiuta a capire perché il 30% si dica poi favorevole a possedere un'arma da fuoco per difendersi.

Tutto ciò accade a Milano e provincia. Il 12% di imprenditori minacciati diventa 16% nell'area Nord di Milano e il luogo milanese più critico è Niguarda (il dato si ricava dai cap dei questionari, dato che la ricerca è anonima). E veniamo alle estorsioni. La media del pizzo richiesto è di mille euro per oltre la metà degli intervistati. La periodicità è regolare nel 38,2% dei casi. Non tutti, naturalmente, cedono. Ma a colpire è un ulteriore dato: oltre il 52,5% di coloro che hanno ricevuto richieste di pizzo e non hanno pagato, non ha denunciato l'episodio alle forze dell'ordine.

A testimoniare questa situazione i dati dell'indagine «Insieme per la sicurezza», presentati in occasione della Giornata di mobilitazione della Confcommercio dal titolo «Legalità, mi piace». Il censimento, elaborato dall'Università di Milano Bicocca con Cesdes, ha preso in esame oltre quattromila questionari. Nel rapporto si parla anche di sicurezza. E un imprenditore su due a Milano ritiene che la presenza di nomadi favorisca fenomeni criminosi nell'area. Inoltre, gli intervistati vedono come fonte di degrado e di pericolo i negozi sfitti e in certi casi anche la presenza di venditori ambulanti (soprattutto nella zona est). Baby gang e bande rivali, così come le case occupate abusivamente, non sembrano invece generare grande allarme tra gli imprenditori.

L'indagine è stata svolta prima dell'Expo proprio per monitorare la situazione che vedrà Milano al centro dell'Esposizione universale. E il sindaco, Giuliano Pisapia, assicura che verrà fatto il possibile per migliorare la situazione: «Sono già migliaia le telecamere di sorveglianza nel nostro territorio. Ci siamo impegnati ad aggiungerne entro Expo altre 700».

La lotta per la legalità è una battaglia per la sopravvivenza, spiegano, tanto più in un momento di crisi. Dice Carlo Sangalli, storico presidente di Confcommercio: «L'illegalità è un'insopportabile tassa occulta aggiuntiva che le imprese non possono più permettersi di pagare. E i più colpiti sono gli esercizi commerciali, che svolgono un'importante funzione di presidio del territorio».

Luca Squeri, presidente della Commissione nazionale legalità di Confcommercio, già esponente del Comitato vittime racket e usura al Ministero dell'Interno, sottolinea l'importanza dell'anonimato: «Pizzo e usura sono fenomeni difficilmente intercettabili, perché vivono sul terrore che gli aguzzini imprimono alle loro vittime, così non esistono denunce».

Aggiunge: «I risultati mostrano che, mentre il luogo comune era che estorsione e usura fossero caratteristiche del Sud, a Milano, nella capitale dell'economia, vediamo attiva la 'ndrangheta, che si è insediata come un cancro nel tessuto economico».

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