Cronaca locale

«Il mio omaggio a Pagani il poeta con la chitarra»

«Il mio omaggio a Pagani il poeta con la chitarra»

Flashback del nostro passato in ventun canzoni di Herbert Pagani, il geniale cantautore, poeta e artista scomparso nel 1988 ad appena quarantaquattro anni. Flashback sugli anni Sessanta e Settanta e anche su una Milano che non c'è più attraverso le note di brani che hanno fatto la storia della canzone, da L'albergo a ore a Teorema, da Cin cin con gli occhiali a L'erba selvaggia. Sarà un insolito tributo e una rilettura affettuosa la serata Marco Ferradini canta Herbert Pagani - La mia generazione in cartellone alla Palazzina Liberty sabato 6 ottobre (ore 21, ingresso unico 22 euro, per informazioni e prenotazioni telefonare al 331.1174083). A colorare di note la serata saranno, oltre a Ferradini, tanti altri artisti amici e collaboratori di Herbert Pagani, come Eugenio Finardi, Ron e Alberto Fortis.
«Saranno due ore di ricordi, di aneddoti, di emozioni e di musica per rendere omaggio ad un mio compagno di strada e di scrittura ingiustamente dimenticato, tanto da sembrare svanito persino dai ricordi della gente», spiega Marco Ferradini, sessantatré anni, che ha appena pubblicato il doppio cd La mia generazione con ventun brani di Herbert Pagani rivisitati assieme ad altri artisti, compresi gli evergreen che hanno composto insieme come Teorema e Schiavo senza catene. «In tutti questi lunghi anni una forma di pudore e di rispetto mi ha sempre impedito di reinterpretare i brani di Herbert Pagani, un amico che ha condiviso una parte bellissima della mia vita, perché mi sembrava quasi di rubarglieli. Poi Davide Casali, membro di un banda yiddish, mi regalò una raccolta con tutti i suoi brani convincendoli che la mia voce ben si adattava alle melodie di Pagani. Così ho preso la chitarra e ho cominciato a decifrare tonalità e accordi, ad arrangiarli e a farli in qualche modo miei».
Per Marco Ferradini la serata sarà anche l'occasione di ripercorrere un rapporto d'amicizia e di lavoro nato ai primi anni Settanta quando il cantautore di origine comasche era un vocalist e Pagani un famoso dj di Radio Montecarlo. «Herbert sapeva vedere oltre l'apparenza e metteva il suo genio creativo in ogni cosa che faceva, che fossero sculture, poesie, brani musicali, dipinti, trasmissioni radiofoniche», dice Ferradini. «Nella serata, che dovrebbe presto diventare uno spettacolo teatrale, ricostruirò in modo storiografico la sua biografia e il suo personaggio, partendo dalla Libia dove nacque nel 1944 all'Italia, dall'arte alla questione palestinese a cui si dedicò negli ultimi tempi: lo farò attraverso le sue canzoni, ma anche proiettando su due pannelli alcune opere d'arte che ha firmato nella sua breve vita.

Una carrellata che chiuderò con Stella degli oroscopi, la canzone che ho scritto per ricordare il tempo trascorso insieme nella sua casa in piazza Tirana, le lunghe sere a tirar mattina suonando la chitarra e parlando di Milano, una città che a me sembrava tristissima, cupa, senz'anima ma che Herbert, nato a Tripoli e con una vita da globetrotter, riteneva invece la più bella di tutte, dove anche da un sasso poteva uscire poesia».

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