Cronaca locale

Il mito di Presley al Nuovo con il rock anni Cinquanta

Da oggi «Elvis The musical» racconta la vita e il sound dell'idolo di Graceland anche con una mostra

Ferruccio Gattuso

Se esiste un Olimpo delle rockstar, è probabile che da lassù Elvis lanci uno sguardo benevolo sul Nuovo da oggi al 14 maggio. In scena c'è Elvis The Musical (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 30-39 euro più prevendita, info 02.79.40.26), scritto e diretto da Maurizio Colombi con scelta di tempo (il 16 agosto di quarant'anni fa Presley moriva), un pizzico di follia (maneggiare «the King» e la sua musica è un'arma a doppio taglio) e una buona dose di intuito. Perché la celebrità e le canzoni di Presley restano memorabili e non lasciano indifferente nemmeno i più apatici.

Brani come «Jailhouse Rock», «Suspicious Mind», «My Way», «That'all right mama», «Always On My Mind», «Tutti Frutti» sono nell'immaginario collettivo, come la prorompente fisicità di un personaggio unico come «il re del rock'n&roll». La storia è quella, semplice, di un gruppo di fan di Elvis che intendono mettere in scena la sua vita, attraverso i personaggi che l'hanno segnata, dal dittatoriale manager Colonnello Parker in giù. Allo spettacolo si accompagna una mostra di memorabilia originali: nel foyer del teatro un pezzo della vita di Elvis sarà in bacheca sotto vigile sorveglianza della società che ha ottenuto il placet dall'Elvis Presley Museum per esporre una selezione di 15 pezzi utilizzati dal Re del Rock: l'abito di scena indossato durante gli show a Las Vegas nel 1972 e 1973, la chitarra Hagström suonata nel tv show «Comeback Special 1968», uno dei cinque 45 giri pubblicati dalla Sun Records («Mistery Train» del 1955), la camicia militare indossata a Friedberg in Germania, vari oggetti da collezione privata e di scena e l'ultima lettera, scritta il giorno prima della morte, a un'amica residente in Germania.

I motivi per sentirsi Elvis addosso ci sono tutti e Colombi ne è consapevole: «Quando avevo 17 anni suonavo la chitarra nei locali di Rimini, cercando di racimolare qualche soldo. I miei brani preferiti erano quelli di Elvis, che ho sempre visto simile a un dio greco. Bello, sensuale, dalla voce unica, capace di stravolgere la scena della musica con i suoi atteggiamenti. Se i Beatles si sono guadagnati l'immortalità come compositori, lui l'ha fatto grazie al suo personaggio». Band dal vivo di sei elementi, 22 perfomer sul palco, videoproiezioni e due protagonisti a vestire i panni di due Elvis molto diversi, il ribelle degli esordi e il più «pittoresco» della maturità: il giovane debuttante Michel Orlando e l'italo-canadese di origini pugliesi Joe Ontario. «Sono stato a Graceland e Miami, a cercare i miei Elvis perfetti poi li ho trovati qui. Michel si muove proprio come Elvis, mentre Joe l'ho notato su You Tube. É un personaggio curioso, si è esibito in Canada e in Puglia, ha un suo seguito. È arirvato in teatro il giorno del casting vestito da Elvis: ha preso la metropolitana così.

Un fantastico folle».

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