Cronaca locale

Monito di Scola: «Così rischiamo figli orfani di genitori viventi»

E' il momento di coltivare la pianta di un «nuovo Umanesimo» grazie alla cultura che significa dialogo tra le religioni, e rimettere al centro l'uomo, l'uomo che nasce soprattutto, ovvero il bambino. Il cardinale Angelo Scola ieri ha aperto l'anno accademico dell'Ambrosiana, presieduta da monsignor Franco Buzzi, affrontando i temi più delicati della cultura sociale contemporanea.

La maternità. Con l'utero in affitto oggi la donna «rischia di mettere al mondo figli orfani di genitori viventi. Dove andremo a finire?» ha commentato Scola, entrando in una delle più spinose questioni antropologiche legate alla procreazione umana, il primo embrione di sapienza di vita con cui l'uomo viene a contatto.

La fede. La fede diventa cultura vivente se non è chiusura mentale, ma quando si apre allo scambio con l'altro. «Un antidoto efficace ai rigurgiti di razzismo, islamofobia e antisemetismo è il dialogo tra crstianesimo, ebraismo e islam» ha fatto notare Scola consigliando di conoscere chi si presuppone solo di conoscere attraverso «le letture coraniche». La Chiesa si pone ancora una volta come utero di conoscenza, perché, come disse Giovanni Poalo II, la cultura è quella risorsa che fa l'uomo, in quanto uomo, ancora più uomo. Per questo il sapere non deve chiudersi nelle accademie o nelle stanze elevate del solipsismo, ma «cercare positivamente la strada per parlare al popolo.

Nel nostro caso, a tutta la città di Milano» e alla regione lombarda, che si sta per accogliere Expo.

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