Cronaca locale

Morte Dj Fabo, Cappato vuole subito il processo «Si faccia chiarezza»

Cristina Bassi

Marco Cappato chiede di essere giudicato con il rito immediato, rinunciando all'udienza preliminare (che era fissata per il 15 novembre) al termine della quale poteva essere prosciolto. Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, accusato di «aiuto al suicidio» per la morte di Dj Fabo nella clinica svizzera Dignitas, intende farsi processare senza passaggi intermedi dalla corte d'Assise.

«Meglio fare chiarezza con il processo». Per Cappato, di un argomento importante come il diritto a una morte dignitosa per malati gravissimi come Fabo si deve dibattere in un processo pubblico. Anche a costo di una condanna. «Voglio - spiega - che in Italia finalmente si possa discutere di come aiutare i malati a essere liberi di decidere fino alla fine. Sia quando lottano per vivere, sia quando decidono di fermarsi. Il processo sarà un'occasione per discuterne ed è bene sia il prima possibile». Al dibattimento (manca ancora una data) si arriverà dopo che i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano fatto richiesta di archiviazione dell'inchiesta e che il gip Luigi Gargiulo l'aveva respinta disponendo l'imputazione coatta per l'esponente radicale. L'istanza di Cappato è stata presentata ieri all'ufficio gip dai legali Massimo Rossi e Francesco Di Paola. «La nostra battaglia - conclude il radicale - riguarda tutti. Il Parlamento ignora la questione. Intanto ricevo almeno due richieste al giorno di persone che vogliono essere accompagnate in Svizzera a morire, anche se non l'ho mai fatto con malati psichici o depressi. Quasi ogni giorno c'è un italiano che ci va.

E lo Stato ne è al corrente».

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