Cronaca locale

«Moschee? Dicano no ai massacri»

Gli ebrei milanesi sfidano le comunità islamiche. Giovedì veglia di preghiera interreligiosa

«Moschee? Dicano no ai massacri»

Chiara Campo a pagina 3

Milano assiste attonita agli orrori commessi in Iraq dalle squadre della morte dei fondamentalisti. Contro questi orrori si è levata la voce di molti e nelle ultime ore si stanno moltiplicando iniziative e appelli. In particolare si lavora a un incontro interreligioso per la serata del 14 agosto, giovedì. Un'iniziativa che parte dagli ebrei, i quali l'hanno condivisa coi cattolici, già al lavoro su un'idea analoga. L'invito quindi è indirizzato ai musulmani milanesi, affinché si uniscano alla mobilitazione contro quelle atrocità. La sinagoga milanese Beth Shlomo lancia la sua proposta: «La libertà religiosa deve valere sempre» dice il portavoce Davide Romano. I musulmani sono una presenza importante a Milano e in queste settimane sono impegnati in una partita decisiva col Comune, sulle moschee. E questa è la vera sfida: «Noi abbiamo sempre detto che è giusto che Milano abbia una moschea - dice il presidente della comunità ebraica Walker Meghnagi, che condivide l'iniziativa - però è importante che le moschee siano luoghi di preghiera, di cultura, di iniziative anche sociali e che non si trasformino mai in luoghi in cui si promuove l'odio e l'intolleranza».

Un blitz annunciato quello di ieri mattina al campo rom di via San Dionigi. Dopo oltre dieci anni i vigili e le forze dell'ordine sono riusciti a sgomberare la baraccopoli. La metà dei nomadi, preallertati una settimana fa, non si è fatta trovare. I sessanta presenti hanno provato a resistere dando fuoco a tre bombole, ma l'intervento è stato solo ritardato. Un campo che ha bruciato per anni rifiuti tossici nella zona: «Abbiamo risolto un pericolo ambientale» ammette il capo dei vigili.

Alberto Giannoni a pagina 2

Per contrastare la crisi ha deciso di spacciare droga. Un ingegnere di 36 anni è stato arrestato perché vendeva cocaina e marijuana. In casa sua sono state ritrovate, anche due pistole e un'agenda con i nomi di vip. L'attività, ha spiegato l'uomo agli agenti, sarebbe servita per non licenziare dipendenti dell'azienda di famiglia.

Gli avvocati dei due presunti assassini di Adriano Manesco, l'ex docente di Estetica trovato fatto a pezzi in un trolley gettato in un cassonetto di Lodi pochi giorni fa, contestano le accuse: «Se c'è il cadavere, non per forza c'è l'omicidio».

Dopo le prime ammissioni ora i due piacentini organizzano la difesa.

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