Cronaca locale

Moschee e quote profughi: Minniti visita la futura Mecca

Il ministro nella città del centro islamico dei record Il centrodestra: "Progetto contro la legge regionale"

Moschee e quote  profughi: Minniti visita la futura Mecca

Il ministro dell'Interno torna a Milano. Anzi a Sesto San Giovanni, e mai come stavolta fa la differenza. Sesto è un Comune che andrà al voto a giugno, Sesto è la città dove è stato fermato il killer di Berlino, ricercato in mezza Europa, a poche ore dall'attentato ai mercatini di Natale. Sesto, infine, è la sede della futura «Mecca» del Nord Italia, la moschea più grande della Lombardia, che tanto fa discutere.

Arriverà per incontrare i sindaci, il ministro Marco Minniti, che sta cercando di dare la svolta sui dossier più caldi (islam e immigrazione). Ma ad accoglierlo trova un accoglienza determinata del centrodestra. «Stop ai clandestini, no alla moschea abusiva, sì al commissariato di polizia» sintetizza Michele Russo, responsabile cittadino di Fratelli d'Italia, facendo riferimento alla proposta dell'assessore regionale Viviana Beccalossi, condivisa con il prefetto, il questore e il presidente della Regione. «Costruire a Sesto un nuovo commissariato» ha rilanciato ieri l'assessore Fdi.

Il capogruppo regionale Riccardo De Corato attacca il ministro: «L'unica soluzione che i cittadini giustamente pretendono - avverte - è quella di dire basta all'arrivo indiscriminato di finti profughi che sono sempre più i padroni indisturbati di Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese e degli altri comuni dell'hinterland». In effetti, i Comuni della prima cintura dell'hinterland oggi sembrano candidati a diventare le «Molenbeck» italiane, per evocare i sobborghi di Bruxelles da cui sono partiti i killer che hanno seminato il terrore in mezza Europa. E il tema della sicurezza è in cima alle preoccupazioni di chi chiede un referendum sulle moschee, o si oppone radicalmente ai progetti, almeno a quelli che non rispettino alla lettera la legge regionale sui luoghi di culto. «A Sesto San Giovanni - attacca De Corato - è presente una moschea che la Regione ha dichiarato illegale e il ministro sceglie proprio questo comune per parlarci di legalità e sicurezza? Non c'è limite al peggio. O meglio, non c'è limite alla campagna elettorale».

Il caso moschea di Sesto ne racchiude due: il primo è la struttura temporanea attualmente utilizzata e considerata irregolare dalla Regione. Il secondo è il progetto definitivo, la Mecca, bocciata anche dal candidato sindaco del centrodestra Roberto Di Stefano (Fi): «È in fase di attuazione - dice - un progetto di costruzione di una moschea, su un terreno dato in concessione d'uso alla comunità musulmana locale, senza alcun cambio di destinazione d'uso come previsto dalla legge». «Siamo veramente preoccupati - prosegue - per la sicurezza, perché a fronte di meno di 400 famiglie che frequentano l'attuale moschea provvisoria di via Luini, sarà realizzata e occuperà un'area di 2500 metri (5000 con giardini e parcheggio) ed è in grado di accogliere 4000 persone e ancora nemmeno conosciamo la provenienza degli oltre 4 milioni che finanzieranno il progetto».

Sul fronte profughi, intanto, si lavora al protocollo d'intesa sull'accoglienza e ad alcuni ritocchi tesi favorire l'adesione dei Comuni. Non tutti i sindaci, però, aderiranno. Lega contraria, Forza Italia molto critica.

E anche nel centrosinistra si registra qualche ritrosia, come quella di chi tutto sommato è per il sì, ma imbarazzato chiede un rinvio a dopo il voto delle Comunali di giugno.

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