Cronaca locale

Mozart e le prime storiche: la Scala tra passato e futuro

Il «Ratto dal serraglio» sarà in scena fino all'1 luglio Riproposte anche proiezioni di celebri opere di ieri

Piera Anna Franini

La Scala nella Scala. Cinque opere scaligere immortalate dalle telecamere della Rai tornano sul palcoscenico della Scala: proiettate su uno schermo gigante. Un progetto al suo debutto, nato sulla scia dei successi di audience di Madama Butterfly dell'ultimo Sant'Ambrogio. E così, per festeggiare i 40 anni di collaborazione tra Rai e Scala, da stamattina alle 11, per cinque domeniche verranno proiettate altrettante prime della Scala, tra le più significative del passato.

Si parte con Otello diretto da Carlos Kleiber, regia di Franco Zeffirelli, Placido Domingo nel ruolo del titolo, Mirella Freni nei panni di Desdemona e Piero Cappuccilli quale Jago. Correva l'anno 1976, e per la prima volta, su spinta di Zeffirelli e dell'allora sovrintendente Paolo Grassi, la «prima» della Scala faceva il suo ingresso nelle case degli italiani.

Da allora, la Rai ha realizzato 115 riprese di opere, 17 di balletti, 32 di concerti, recital e altre manifestazioni. Il 9 luglio sarà la volta del Macbeth diretto da Abbado con la regia di Strehler, il 10 settembre Europa riconosciuta di Muti & Ronconi, Tristano e Isolde con Barenboim & Chéreau e infine Aida classe 2006 per la direzione di Chailly e regia di Zeffirelli.

Sempre in tema di anniversari e di ripescaggi nei gloriosi mari del passato, fino al primo luglio, va in scena la storica produzione del Ratto dal serraglio di Mozart per la regia di Strehler e le scene di Luciano Damiani. Un allestimento nato nel 1965 a Salisburgo e approdato a Milano sette anni più tardi. Sul podio c'era un ventinovenne Zubin Mehta che diresse questo stesso Ratto per altre 9 stagioni salisburghesi.

È lui a proporlo a Milano con un cast di cantanti mozartiani. Si parte da Lenneke Ruiten nei panni di Konstanze, ruolo pieno di insidie vocali, «bisogna combinare leggerezza di coloratura a calore e profondità, sbalzi da un registro molto basso a uno molto acuto», spiega l'interprete. Sabine Devieilhe sarà Blonde: «Brava nel suo ruolo di donna che vuole indipendenza e autonomia», interviene prontamente Mehta.

Cornelius Obonya è Selim, «un uomo che ha potere e denaro ma ha il cuore vuoto, per questo è una voce senza musica. Vede Konstanze, la vorrebbe amare ma sa che non potrà mai avere l'amore di questa donna», spiega Obonya che la prossima stagione firmerà l'allestimento della prima scaligera del Pipistrello di Johann Strauss.

L'incontro con Strehler è saldo nella mente di Mehta? «Parlò con me venti minuti, senza respirare. Io non capii una parola. Non conoscevo ancora bene l'italiano. Alle prove vidi quello che lui voleva spiegarmi».

La memoria di Mehta è proverbiale, ricorda ogni dettaglio di quei giorni. «Dalla platea, Strehler urlava parolacce terribili ai cantanti, erano tedeschi e non capivano: io sì, invece, quelle le avevo imparate. Era sempre arrabbiato con tutti, ma poi realizzava capolavori. Non preparava tutto in anticipo, improvvisava in maniera geniale, sapeva usare il talento dei cantanti. Ricordo che era presente anche Visconti, stava nel mio stesso mio albergo, non smetteva di complimentarsi con il suo collega. Invece a Klemperer questo Ratto dal serraglio non piacque. Mi disse: Vuoi che sia gentleman o che ti dica la verità?. Verità. A me non è piaciuto nulla.

De gustibus».

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