Cronaca locale

Muore bruciata in «casa» nella baracca in fiamme Marito ustionato grave

L'incendio nella notte: donna carbonizzata Trovata bombola del gas usata per scaldarsi

Paola Fucilieri

Una fine tragica, dopo un'esistenza altrettanto dura, difficile, tristissima. Così una donna è morta carbonizzata e un uomo è ricoverato all'ospedale Niguarda con il 30 per cento del corpo ustionato, ma pare non corra pericolo di vita nonostante abbia il volto, il torace, le mani e piedi intensamente bruciati. Che si possa trattare di due nordafricani resta ancora un'ipotesi. Di certo si sa che i due, poco dopo le 23.30 di martedì notte, sono rimasti colpiti da un incendio scoppiato all'improvviso in una baracca tra via dell'Assunta e via Broni, in zona Ripamonti-Vigentino, dove dormivano solitamente e avevano trovato una sorta di riparo-rifugio, ora completamente distrutto. Quel che i vigili del fuoco, accorsi sul posto per spegnere le fiamme, hanno trovato sono i resti di una bombola che sicuramente i due usavano per scaldarsi. Non ci sono infatti tracce di un atto doloso, ma piuttosto tutto fa pensare a un evento accidentale.

A intervenire per primi sono stati due agenti in pattuglia nella zona. I poliziotti hanno notato le fiamme provenire dal campo. In prossimità del punto hanno udito le urla di un uomo che si trascinava sul terreno. Il poveretto diceva che la moglie era dentro la baracca, ma le fiamme erano troppo alte ed è stato necessario attendere l'arrivo dei vigili del fuoco.

«Da mesi mi sono attivato più volte per il ripristino della legalità sulle tante (troppe) aree occupate, nella quali centinaia di irregolari si rifugiano tra stabili pericolanti, baracche ed edifici abbandonati in periferia, ma il Municipio non può essere lasciato solo a combattere contro questa condizione, il Comune deve intervenire» ha spiegato il presidente della commissione Sicurezza al Municipio 5, Simone Riccò (Forza Italia).

«È ormai diverso tempo che chiedo alla giunta un piano concreto per fronteggiare l'emergenza migranti che avverrà tra qualche mese - prosegue Riccò -. Tutti i dati sono concordi, quest'anno ci sarà il picco degli sbarchi, sul territorio milanese insistono 26mila immigrati irregolari, è necessario un piano preventivo che con urgenza identifichi una procedura di triage per gli arrivi a Milano. In primis è necessaria l'identificazione ai fini di sicurezza e un check up sanitario per prevenire le epidemie tra migranti degli anni passati, quindi la verifica dei titoli per l'eventuale richiesta di permesso di soggiorno, e infine l'accoglienza presso strutture o l'allontanamento dal territorio a seconda se c'è o meno titolo per poter restare».

«Finché la politica estera italiana rimarrà tale, queste persone arriveranno - conclude il presidente della commissione Sicurezza del Municipio 5 -. Per questo non sono d'accordo con chi fa demagogia rifiutando tout court la presenza di queste persone sul territorio. Qui parliamo di fatti, i profughi a Milano ci sono e questa è una realtà.

Non dobbiamo lasciare la città nel caos e per questo sono necessarie risposte immediate per gestire l'emergenza in maniera razionale».

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