Cronaca locale

Nasce il Comitato per il super-no «Serve un'assemblea costituente»

Il presidente Potukian e Generoso: «I padri ci misero 18 mesi»

Un'opposizione decisa al referendum costituzionale del 4 dicembre. Il «Comitato per il Super No» torna a far sentire la sua voce in vista della consultazione invernale sulle riforme proposte dal governo Renzi. Un «no» per il metodo e i contenuti e che, ricordano i partecipanti, non sarà finanziato dallo Stato come il «sì» per mancanza di organizzazione delle opposizioni: da una parte un parlamento che viene definito illegittimo, dall'altra norme che vengono complicate e altre sorpassate che non vengono toccate. «Non viene affrontato il nodo dei rapporti Stato-Regioni, né si cancellano quelle a statuto speciale pur essendo ormai antistoriche - attacca Serafino Generoso, ex assessore regionale della Dc - e non è stato nemmeno affrontato il problema dello strapotere della magistratura: ad esempio bisognerebbe mettere costituzionalmente il divieto di passare dalla magistratura alla politica, adesso Maroni ha fatto un'infornata di magistrati come consulenti della Regione e capiamo perfettamente i motivi, diciamo che porta buono averli vicini».

Ancora più duro Andrea Potukian, presidente del comitato: «Queste riforme sono una porcata, basti pensare che l'articolo 70 passa da essere composto di tre righe a tre pagine, bisognerebbe convocare un'assemblea costituente: sarebbe anche un lavoro che si può svolgere in tempi ragionevoli visto che nel 1946, con dei padri costituenti del livello di De Gasperi, La Pira e Fanfani, venne licenziato un testo in un anno e mezzo». Anche Claudio Pedrazzini, consigliere regionale di Forza Italia presente al convegno, ha rimarcato i limiti delle riforme renziane: «Basta vedere come è finita con le Province, a breve saranno tutte in default finanziario, i cambiamenti devono essere attuati con buon senso».

Antonio Sabella, di Italiamoderata, ha smontato un altro dei perni della riforma: «Dicono che chiudono il Cnel, ma l'ente costava 29 milioni di euro all'anno, se passa il referendum continuerà a costarci 27 milioni che sono il costo dei dipendenti». Per poi sottolineare i rischi di un esecutivo troppo preminente sul Parlamento: «Il governo potrà chiedere alle Camere di analizzare una legge in cinque giorni e i parlamentari dovranno farlo». Il vicepresidente del comitato Claudio Colafato ha insistito sul nodo delle regioni: «Trattengono dal 60 per cento delle tasse come in Friuli, al 100 per cento della Sicilia, ma poi se mancano soldi li mette lo Stato: è ora di far cessare la speculazione a scapito delle altre regioni».

Massimiliano Bastoni, consigliere comunale della Lega Nord, ha spiegato che «il no è fondamentale perché Renzi non fa altro che false promesse, è il vecchio travestito da nuovo».

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