Cronaca locale

Navigli aperti, quanti dubbi: mobilità, movida e sicurezza

Si chiude il ciclo di 20 incontri organizzati da Comune enti e associazioni. E i milanesi vogliono sapere i costi

Navigli aperti, quanti dubbi: mobilità, movida e sicurezza

Sette incontri organizzati dal Comune, quattordici da associazioni e privati, cento articoli di stampa, 800mila persone raggiunte tramite i social media con 65mila interazioni. I numeri snocciolati da Andrea Pillon, coordinatore del dibattito pubblico sul progetto di riapertura dei Navigli, all'ultimo incontro tenutosi a Palazzo Marino dimostrano che il tema coinvolge i milanesi. «Decoro, sicurezza, manutenzione e navigazione» sono alcuni dei macro temi che interessano trasversalmente le zone che dovrebbero essere interessate dagli scavi, anche se la mobilità e l'accessibilità alle proprie abitazioni restano in cima alla lista oltre alla finanziabilità del progetto. A seguire però c'è il timore che l'arrivo dell'acqua porti anche la movida selvaggia già protagonista della zona intorno alla Darsena. Un fenomeno molto apprezzato dai possessori di locali, ma molto meno dai residenti.

«Sono numeri importanti - esulta l'assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini - soprattutto perchè si parla di un progetto di fattibilità tecnica». Non si ventila più cioè se aprire o no i tratti coperti dei canali, ma quando e come farlo. Il suo collega alla Mobilità Marco Granelli sottolinea gli aspetti ambientali del progetto confermando di voler «aumentare la mobilità» ma non quella di passaggio e su quattro ruote. Il sogno cioè è quello di una città in cui tutti si muovono in bici e metropolitana. Anche per dare il proprio contribuito nella battaglia contro l'inquinamento globale. Un esempio di provvedimenti utili è Area C, grazie alla quale gli accessi di autovetture sarebbero calati del 30 o 38 per cento a seconda che si tratti di veicoli privati o commerciali.

Per il vicesindaco metropolitano Arianna Censi la riapertura è «un'idea straordinaria se collegata a due temi in particolare come l'utilizzo delle acque superficiali e di falda per aumentare gli impianti a pompa di calore e per la ridistribuzione della risorsa idrica agli agricoltori visto che quella di Milano è la seconda area agricola italiana». Investire sui canali già aperti potrebbe essere dunque una buona idea anche per ricomporre davvero il collegamento da Locarno a Venezia via acqua, oltre che per valorizzare il territorio dei 134 Comuni dell'area metropolitana.

I tecnici del Comune hanno ribadito più volte i potenziali vantaggi ambientali dell'operazione, anche se nella riunione in Sala Alessi si è parlato poco di numeri nello specifico. Come ha specificato Giuseppina Sordi, della Direzione Area Ambiente ed Energia del Comune, la riapertura «potrebbe contribuire a un parziale contenimento delle piene del Seveso».

Critiche invece da Forza Italia: «L'unica certezza è che per stessa ammissione del dossier il peggioramento della mobilità pubblica e privata costerà 120 milioni - attacca il capogruppo in Comune Farbizio De Pasquale - I benefici sono presunti: dal valore degli immobili a nuovi impianti di calore che i condomini dovrebbero decidere di installare, alle incertezze sulle spese di rimozioni dei sottoservizi, alla lunghezza dei cantieri che obbligherà a un doppio scavo successivo al cantiere M4.

Tutto ciò mentre il reticolo di rogge e canali fuori Milano è abbandonato e le antiche cascine agricole crollano».

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