Cronaca locale

'Ndrangheta, 8 arresti sequestato il bar che sta sotto il Pirellone

Dalla società fondi neri destinati al clan Alvaro. Rapporti anche con i Casamonica

Luca Fazzo

È vero che vi hanno messo sotto sequestro? «Ma le sembriamo sotto sequestro? La notizia è falsa. E noi stiamo lavorando». La bella ragazza alla cassa del grande bar ristorante in via Pirelli appare sincera. È l'ora di pranzo, e i tavoli e il bancone pullulano. Ma l'ordinanza emessa ieri dal giudice preliminare Giusi Barbara non lascia dubbi: sei persone finiscono in carcere, due agli arresti domiciliari, viene sequestrata una miriade di beni. E tra le società sottoposte a sequestro preventivo c'è anche la Pirelli 9, la società del grande bar-tabacchi-self service che apre le sue vetrine proprio sotto il Pirellone.

L'accusa principale è di associazione a delinquere finalizzata a reati fiscali, con una aggravante di peso: la finalità mafiosa, ovvero avere accumulato fondi neri per finanziare uno dei clan di punta della 'ndrangheta calabrese, quello degli Alvaro. Ed alla testa dell'organizzazione milanese c'era il cognato del boss Natale Avaro: Bruno Crea, 61 anni, da anni a Milano e casa in via Cristoforo Gluck. La titolare del bar sotto il Pirellone è sua figlia Teresa. È questo «ragazzo della via Gluck» dei tempi moderni il protagonista di una inchiesta che contiene una novità spiacevole: per la prima volta, sul mondo del crimine milanese si allunga l'ombra dei Casamonica, il potente clan malavitoso del litorale romano reso famoso dalle serie tv (e dalle testate ai giornalisti).

In contatto con i Casamonica, stando all'ordinanza di cattura, è proprio Bruno Crea. Nel 2006 venne prima pizzicato in compagnia di Rocco Casamonica, uno egli esponenti della famiglia, poi creò insieme a un altro del clan, Guerrino Casamonica, una cooperativa chiamata Orione: terzo socio era Pietro D'Ardes, un signore condannato a Reggio per associazione mafiosa.

A Milano, intorno a Bruno Crea ruota un piccolo impero di società guidate da prestanome, la cui principale attività è fingere di comprare merce da altre società ormai decotte o chiuse, in modo da accumulare crediti Iva da mettere all'incasso. Il tutto grazie alla regia di un giovane commercialista brianzolo, Paolo Giuliano, finito agli arresti domiciliari. L'inchiesta nasce per caso, da un accertamento fiscale della Guardia di finanza di Gorgonzola: che bussa ad una società di nome Specris, che ufficialmente si occupa di edilizia, e scopre che ha acquistato quasi sette milioni in indumenti. Possibile? Da quel momento la palla passa al Gico, il reparto speciale delle fiamme gialle. Il rumeno che amministra la Specris viene messo sotto torchio e se la canta: «dietro ci sono i calabresi». Da lì si risale, passo per passo, a ricostruire i tasselli del mosaico di società che ruota intorno a Crea. Si arriva al bar in via Pirelli, ai soldi fatti avere via Romania al boss Alvaro.

E all'ultimo business in progetto: lo sbarco nel sistema dei rifiuti, con un impianto di pirolisi da impiantare in Brianza.

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