Cronaca locale

Negozi chic e vecchi problemi: via Sarpi prova a cambiare pelle

La pedonalizzazione ha migliorato il volto di Chinatown Ma in troppi continuano a violare le regole del commercio

Lucia Galli

«Chiediamo solo di essere ascoltati». Chiosano così in zona Sarpi dove l'esercito non lo chiede nessuno, ma semmai più controlli anche dopo l'ennesimo sequestro di droga shaboo. Mentre la Cina mette la sua bandiera su squadre, grattacieli e business della città, imponendo ritmo e modi anche alla recente visita del Dalai Lama, c'è una zona di Milano dove la Cina, più che vicina, è proprio di casa.

Chinatown oggi, però, ha cambiato pelle: la pedonalizzazione di via Sarpi ha reso, in tre anni, l'asse del quartiere un salotto su cui affacciano per metà vetrine al dettaglio e per metà all'ingrosso, oltre a qualche tenace bottega storica. I problemi di convivenza fra commercio e vivibilità sono stati solo ricacciati ai margini del quadrilatero Montello - Bramante - Canonica - Procaccini. «Il decentramento dell'ingrosso? Un'utopia», spiegano Anna Viganò e Pierfranco Lionetto del comitato ViviSarpi. Il miraggio, anni fa, del nuovo centro di Lacchiarella non liberò la zona dall'ingrosso: ora si guarda con interesse al nuovo China market che dovrebbe aprire ad Agrate entro fine anno. «Abbiamo incontrato una loro delegazione ed ora ci piacerebbe incontrare anche il Comune per capire se davvero questa sarà un'opportunità per alleggerire il quartiere», dicono da ViviSarpi.

Intanto però al rispetto delle regole non si può derogare. Un Tricolore sventola da via Giusti con un messaggio «Respect Ztl», ma i residenti precisano che è il gesto un po' eccentrico di un singolo, perché qui la contrapposizione non è più sino-italiana, ma fra chi ha rispetto e chi se ne infischia. «Abbiamo scritto mesi fa ai candidati sindaco. Tutti hanno promesso soluzioni». Ora «Il tempo è maturo per avere da Sala una risposta». A che cosa? A quello che si comprende passeggiando nel cuore di questa Milano con gli occhi a mandorla.

Prendi via Bramante: per metà le serrande abbassate celano magazzini che aprono poche ore al giorno. In via Arnolfo di Cambio l'unico negozio made in Italy allarga le braccia: intorno solo centri massaggi e parrucchieri. All'angolo di via Messina è stata fatta traslocare la fermata del bus perché l'assembramento di fronte al market cinese rendeva impossibile il passaggio. Tutto sembra ciò che non è: mini botteghe sono in realtà spazi «wholesale», all'ingrosso, dove la merce è già impacchettata in robusti sacchi azzurri, così numerosi che sarebbe perfino impossibile accedere al negozio. Alcuni dettaglianti, al contrario, sono così bui che non ti ci addentreresti mai perché sembrano depositi. Potenza della confusione, qui non potrebbero alzare serrande nuovi negozi all'ingrosso, ma l'ultimo ha aperto da poche settimane con una doppia vetrina che non sfigurerebbe nella Shangai bene. Molte vetrine, in compenso, sono tappezzate di fogli di giornali, «E la sera la luce non si spegne mai», spiega una residente.

Chinatown ha, però, anche un altro volto: è quello del grande «mall» che fra Canonica e Morazzone attira, con le sue leccornie e i mobili laccati, «sciure» e miss di mezza Milano, in cerca di un «tocco esotico». C'è la gelateria dove sono i cinesi a dare lavoro agli italiani, la ravioleria premiata dal Gambero Rosso e la pelletteria italo cinese dove gli stessi proprietari «bacchettano» l'esuberanza di certi connazionali d'origine. Qui con i carrellini a mano si fa lo slalom tutto il giorno, le vie appena oltre la ztl si coprono di cartone senza rispetto degli orari della differenziata.

Della zona a traffico limitato? Di quella s'infischia la maggior parte dei furgoni, facendo venire il sospetto che, dato il volume di affari, non sarà certo qualche multa a non far quadrare i bilanci. Intanto a due passi, in piazza Baiamonti a breve apriranno, per mano di Herzog, sia la Fondazione Feltrinelli sia la cittadella di Microsoft, mentre poco lontano le abitazioni di Porta Volta home stanno prendendo forma. Una donna cinese con cappello a tesa larga si avvicina, lo slalom fra carrelli e facchini: con grande zelo fa da interprete ad una biondissima testimone di Geova dal profilo nordico. Di fronte al business anche Confucio sa stare al suo posto.

Ma le regole dovrebbero valere per tutti.

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