Cronaca locale

Nel Boschetto della droga l'ombra dei clan calabresi

La criminalità organizzata italiana mette le mani su una delle più grandi piazze dello spaccio d'Europa

Nel Boschetto della droga l'ombra dei clan calabresi

Dal ritrovamento di una pistola sono partiti i primi sospetti. L'ombra della 'ndrangheta che si allunga sul boschetto della droga di Rogoredo, un mercato a cielo aperto con centinaia di clienti al giorno che arrivano da tutto il nord Italia. Per ora spacciano soprattutto marocchini e tunisini, quando non vengono avvertiti dalle vedette che sorvegliano gli accessi al parco, ma quella pistola ha proiettato una nuova ombra sul cimitero di zombie a due passi dalla stazione ferroviaria. Sarebbe infatti riconducibile ai clan calabresi, da anni dediti al commercio di ogni sostanza stupefacente in arrivo in Italia. I nigeriani si tengono alla larga, preferiscono le zone del centro come Corso Como, ma i clienti sono tantissimi anche a Rogoredo e le organizzazioni malavitose sfruttano il ricco piatto servito dalle circostanze: se infatti da una parte le Ferrovie stanno innalzando un muro per proteggere l'area verde dal lato di Santa Giulia, da quello di via De Cassinis i confini sono aperti, la vegetazione fitta e il via vai continuo. Per ora di spacciatori calabresi se ne vedono pochi, ma quest'ulteriore ombra non serviva a quello che è un buco nero della città. Poteva essere un parco molto bello, ben collegato dai mezzi pubblici e vivibile, invece è un rifugio per vecchi e nuovi tossici. Anzi, la metropolitana inizia a essere invasa: quelli che somigliano sempre più a spettri si riforniscono di acqua aprendo gli sportelli di MM. «Ormai sono sempre di più - constata sconsolato l'uomo dietro il bancone del bar davanti ai tornelli - ogni tanto passa qualche giornalista a scriverne, ma non serve a niente, anzi è sempre peggio». Appena si esce all'aria aperta per trovare la strada della droga basta seguire il flusso di gente emaciata. Poi si seguono i sentieri del boschetto creati proprio da quelli che per gli investigatori sono «morti che camminano». Rappresentano le umanità più disparate in cerca di una botta di eroina o di krokodil, la droga che «mangia parti del corpo» reperibile in dosi da pochi euro. E l'organizzazione si vede, visto che c'è anche chi vende le siringhe sul posto. I capannelli sono ovunque, come la gente stesa per terra o accasciata. Un uomo sulla trentina si buca, mentre poco più in là una ragazza sta cercando il modo per recuperare una dose. «Se vuoi drogarti devi aspettare» la risposta seccata di un uomo che si è dotato anche di una tenda. E lei si siede e aspetta: sono docili i drogati di Rogoredo, almeno quelli che hanno rimediato il loro sballo o lo aspettano. Molto più dei ragazzi ubriachi e col naso pieno di cocaina che popolano la movida milanese. Se non fosse per il tappeto di siringhe, cucchiai e rifiuti un giovane steso per terra sembrerebbe quasi un ragazzo come tanti che dorme all'ombra di un albero. Invece è uno dei tanti zombie. Ogni tanto ne portano via qualcuno morto: da inizio anno sono una mezza dozzina i cadaveri, ma non è detto che sia finita qui perché solo la scorsa settimana ne hanno defibrillati due. Presi per i capelli, fino alla prossima iniezione. Intanto i carabinieri due giorni fa hanno fermato uno dei presunti grossisti che riforniscono gli spacciatori: i militari di San Donato, guidati dal comandate Marco Nazarri, hanno arrestato un tunisino 33enne con 350 grammi di eroina nelle campagne di Mediglia. Segno per gli investigatori che la catena dei rifornimenti si sta allargando oltre le periferie.

Un altro colpo al business, ma come dicono gli uomini in divisa: «Il tasso di ricambio degli spacciatori è altissimo, non fai in tempo a prenderne uno che ne spunta un altro».

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