Cronaca locale

Nell'inferno notturno dei bus 90-91

Furti, minacce e risse continuano a ripetersi: la paura di autisti e passeggeri

Nell'inferno notturno dei bus 90-91

Piazzale Lotto, piazza Lodi. Cinquanta minuti e 23 fermate tra i due capolinea delle famigerate linee 90 e 91, che percorrono l'intera circonvallazione della città, solcando via Marghera con i suoi locali e via Tortona, vicina ai Navigli, attraversardo l'oscurità di Città Studi, per affrontare la notte minacciosa di luoghi come la Ghisolfa e altri siti lontani dalla tranquillità della comune sera.

Cinquanta minuti: poco meno di un'ora per un giro che puzza di girone infernale. Più che la dignità di essere due autobus del trasporto pubblico, la 90 e la 91 portano con sé la fama di essere una specie di barca di Caronte che trasporta i dannati da una riva all'altra della città. Sono senza tetto che usano il bus come dormitorio, e diffondere l'odore sgradevole di urina, vomito e altre secrezioni per loro è un'abitudine a cui i passeggeri devono sottostare perché per la 90 e la 91 la dicitura «trasporto pubblico» significa essere un porto di mare, dove gli avventori possono permettersi ogni scorribanda, qualsiasi bassezza per cui il genere umano rimane sempre indegno della parola «umanità». Qui, su questi sedili, l'umanità non è ancora uscita dalla caverne e se potesse userebbe ancora la clava per portare via al suo prossimo un portafogli, un cellulare, il borsello, la borsa.

Furti, aggressioni, minacce: ecco il teatro da bettola malfamata che si ripete ogni notte su due linee, la cui vita maledetta è diventata un macabro mito a Milano, un mito che non ha mai cambiato colore, benché denunce, racconti, testimonianze, come l'ultimo video messo in onda due sere fa da «Striscia la Notizia», non facciano mistero di questo esistere da giungla senza regole.

Giostre degli orrori sono e rimangono tra l'indifferenza di tutti la 90 e la 91. A volte qualche temerario conducente cerca di mettere un ordine, ma raramente, perché il rischio di essere aggredito è alto. «È come essere in guerra» dice un passeggero del video di «Striscia», con la differenza che anche la guerra, quella vera, ha i suoi pur nefasti obiettivi, sulla 90 e sulla 91 l'unico obiettivo è fregare chi ti sta vicino nel peggior modo possibile.

Ladri, extracomunitari, ubriachi, ragazzi il cui unico futuro è quello di vivere un «carpe diem» che significa carpire, sgraffignare, prendere tutto quello che passa prima della prossima fermata.

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