Cronaca locale

Niente rissa in discoteca: ubriaco, finì sotto il treno

Completate le indagini: il giovane spagnolo oggi paralizzato non fu vittima di aggressione

Luca Fazzo

È dura per dei genitori digerire il fatto che a rovinare per sempre la vita di un ragazzo di ventisette anni non sia stata un'aggressione brutale ma il semplice fatto di avere bevuto troppo. Ma alla fine i familiari di Daniel Rodriguez, giovane ingegnere spagnolo, hanno dovuto rassegnarsi e accettare le conclusioni dell'inchiesta della Procura di Milano. La mattina del 30 aprile dell'anno scorso, quando venne trovato in condizioni terribili sui binari della stazione di Porta Garibaldi, Rodriguez era reduce da una notte folle nella movida milanese. E a trascinarlo sui binari era stata solo la sbornia colossale - aveva in corpo alcol per cinquanta volte più del limite massimo - presa alla «Zarro Night» dell'Alcatraz di via Valtellina, punto di approdo dell'addio al celibato di un amico.

Daniel non camminerà più. Le lesioni alla spina dorsale hanno interrotto per sempre il circuito dei comandi nervosi per gli arti inferiori. Non è colpa, però, del pestaggio a base di tirapugni di cui secondo i suoi compagni di viaggio sarebbe stato vittima all'uscita dell'Alcatraz. Le ferite alla schiena non sono la conseguenza di un'aggressione ma i segni dei bulloni delle traversine sulle quali si andò a schiantare quando venne investito di striscio dal treno delle 5,56 del mattino, dopo avere vagato per due ore, in condizioni di semincoscienza, all'uscita della discoteca.

A parlare di un'aggressione erano stati i suoi venti connazionali, arrivati come lui da Granada per il weekend di festa finito in tragedia. Avevano racconto come una comitiva di italiani si fosse inalberata perché all'Alcatraz gli spagnoli avevano un tavolo con vista migliore sulle «ragazze immagine» del locale. E avevano indicato in un tale con la maglietta rossa il più esacerbato.

Le indagini del pm Francesco Cajani, della Mobile e della Polfer, nell'inchiesta per tentato omicidio e lesioni volontarie, non hanno lasciato nulla di inesplorato: intercettati i presenti all'Alcatraz, sequestrati i filmati, analizzati i treni passati quella mattina per Porta Garibaldi, intercettati persino i macchinisti di Trenord. Nulla ha confermato il pestaggio. E il tizio con la maglietta rossa, interrogato come testimone, ha raccontato che in realtà all'uscita del locale, poco prima dell'alba, le due comitive finirono col fraternizzare.

Rodriguez non c'era già più: le ultime immagini lo mostrano mentre si trascina in qualche modo lungo via Valtellina; per arrivare dall'Alcatraz al comando della Finanza, che dista molto poco, impiega venti minuti. Sono le 3,50 e da quel momento non si sa più nulla dei suoi movimenti, fino a quando il macchinista di un treno, intorno alle 6,20, non se lo trova davanti sui binari: a quel punto è già giorno, e il ferroviere riesce a vederlo per tempo. Poteva essere morto; la sua vita è rovinata comunque. Della sua nottata nello sballo milanese, si ricorda solo le ragazze dell'Alcatraz.

Poi, il buio.

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