Cronaca locale

Mille imprese manifestano per dare la "sveglia" al governo

Il presidente di Confartigianato Lombardia "Tanti ma moderati, costretti a manifestare"

Mille imprese manifestano per dare la "sveglia" al governo

Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lomabardia, per cosa manifestare oggi a Milano?

«Vogliamo rinfrescare la memoria alla classe politica che ha vinto le elezioni, sta al governo e ha promesso ciò che non abbiamo ancora visto. Sei mesi sono pochi secondo qualcuno, ma se guardiamo alla durata media dei governi passati, siamo già a un bel numero. A parte questo, non siamo contro il governo, siamo qui per collaborare e fare le cose, cose che possiamo elencare».

Parliamo di queste cose.

«Le imprese italiane sono uscite da una forte crisi di 10 anni, chi ha resistito ha investito, ha continuato a produrre ed esportare. Negli ultimi anni avevamo imbroccato la ripresa, lo dicono i numeri, adesso ci troviamo con delle speranze mortificate. La produzione era positiva, nell'ultimo trimestre è arrivata al -0,1%, questo mortifica le imprese. Quindi il tema vero è: cosa si sta facendo per migliorare le cose?».

Come si migliorano?

«Tema tasse, abbassare i costi dell'energia, risorse per le assunzioni. E invece stiamo virando verso un assistenzialismo che è davvero l'ultima cosa di cui avremmo bisogno».

Le priorità in Lombardia?

«Ogni presidente regionale porterà un tema che lo caratterizza. Io metterò l'accento sulle infrastrutture. Una è Pedemontana. Progettata nel 1963, da allora non è stata finita, eppure è fondamentale. Ma parliamo anche del sistema aeroportuale: Montichiari potrebbe essere hub per il trasporto merci, opportunità non sfruttata per ragioni burocratiche e per rivalità e sgambetti vari».

Oltre alle infrastrutture?

«L'autonomia regionale. L'anno scorso ci siamo schierati per il sì al referendum, è passato un anno e non è successo niente. Non solo, ci sono avvisaglie dentro il governo sul fatto che l'autonomia non sia così scontata».

Su infrastrutture e autonomia il governatore Fontana sta spingendo. Lo incoraggiate in questo senso?

«Posizioni molto importanti le sue, lo incoraggiamo e siamo molto collaborativi, ma dobbiamo dire che sono le stesse forze politiche che stanno al governo, e dal governo non arrivano grandi messaggi in questa direzione, anzi. E guardi che autonomia non vuol dire fare da soli, essere egoisti, ma mettere a frutto il traino di alcune regioni, le loro caratteristiche, il loro essere punto di forza anche per altre».

Cosa dicono i suoi associati? Si avverte l'ansia, l'allarme di chi dice: si sta fermando la locomotiva?

«Questa preoccupazione è molto sentita, anche perché al governo ci sono due partiti che hanno portato una formula nuova e le aspettative sono altissime. Dopo sei mesi si vede che il governo sta arrancando sulle scelte importanti cioè sullo sviluppo e sui balzelli, gli ostacoli che impediscono di avere la strada spianata a chi produce e crea benessere. C'è questa sensazione, sì».

Sul fisco cosa chiedete?

«Parliamo del cuneo fiscale, servono sgravi alle imprese per gli investimenti e più soldi in tasca ai dipendenti, anche perché possano spendere e creare un circolo virtuoso per tutta l'economia. Poi, il costo dell'energia è troppo alto, ci avevano detto che avrebbero tolto le accise, e invece sono aumentate. Sono queste le cose per cui siamo agitati».

Lei ha la sensazione che l'incertezza blocchi tutto?

«Il momento è delicato, anche a livello internazionale. Quel che sta succedendo in Europa non è positivo, parlo della Brexit per esempio. E invece l'Europa è l'unico appiglio».

Stare nell'euro, dunque?

«Non potrei mai immaginarmi l'Italia da sola, verrebbe stritolata. Abbiamo a che fare con due giganti: Usa e Cina, l'Europa non può dividersi. Abbiamo paura del fatto che si dica stiamo fuori. Semmai dobbiamo stare dentro in modo più attento, non stare fuori e far decidere altri per noi».

Il reddito di cittadinanza?

«Noi crediamo nel reddito da lavoro, non di cittadinanza. E stiamo attenti a tenere distinte due cose: un conto è aiutare chi ha bisogno, cosa che noi facciamo come associazione e come persone, altro è l'idea che si possa vivere senza lavorare. L'idea che si inietta, in un corpo già un po' malato, è proprio questa. A un giovane si prospetta la possibilità di avere soldi finché non si trova lavoro. E chi prende una pensione di vecchiaia dovrebbe prendere meno di chi non ha mai fatto nulla e magari non vuole accettare ciò che gli viene proposto. Si è già creato un atteggiamento strano: fare un lavoretto in nero, o continuo a farlo, per non uscire dalla platea di questa misura. C'è anche molta disinformazione».

«Decreto dignità» e mercato del lavoro. Cosa volete?

«Come si può assumere a tempo indeterminato quando si ha lavoro per 5-6 mesi? Manca ancora flessibilità. Un pezzo di jobs act, magari modificato, andava meglio. Comunque diciamo: bentornato apprendistato, visto che è stato reinserito, ma chiediamo più sgravi per questo. Bene anche l'alternanza scuola-lavoro, che prima pensavano di togliere - poi forse si sono ravveduti».

Alla fine vi ascoltano?

«Preferiremmo non fare le manifestazioni. È un giorno lavorativo e gli artigiani devono chiudere bottega. Siamo una forza enorme, ma moderata.

Quando riceviamo promesse non dovremmo manifestare perché siano mantenute».

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