Cronaca locale

Dal «no logo» al brand: i 30 anni della moda

A Palazzo Reale «Italiana» ripercorre lo stile nel periodo compreso tra il 1971 e il 2001

Pamela Dell'Orto

Da Armani a Versace, da Moschino a Prada, da Gucci a Krizia. Ci sono tutti gli stilisti che hanno reso grande il made in Italy durante il suo periodo d'oro, nella mostra inaugurata ieri a Palazzo Reale. Con Italiana. L'Italia vista dalla moda 1971-2001 sono iniziati ufficialmente i festeggiamenti per i sessant'anni di Camera Moda. Ieri mattina con un'anteprima e un pranzo privato servito nella Sala delle Cariatidi, dove Carlo Capasa ha invitato tutti i big: da Donatella Versace a Renzo Rosso a Pierpaolo Piccioli (all'anteprima della mostra c'erano, fra gli altri, anche Giorgio Armani e Diego della Valle). Tutti a ripercorrere la storia del made in Italy nel suo periodo più fortunato, dalla nascita del prêt-à-porter italiano (nel 1971) fino all'anno in cui la moda italiana è diventata un fenomeno globale (il 2001).

Un racconto tutto italiano quello racchiuso in questa grande mostra che apre ufficialmente oggi al pubblico e resta aperta fino al 6 maggio. «Il nostro sistema moda ha riscoperto l'importanza di raccontarsi, creare un dialogo fra oggetti, stili e atmosfere che definiscono la nostra cultura e fanno della filiera italiana della moda la più virtuosa al mondo. La mostra? È uno sguardo su trent'anni di Made in Italy», racconta Capasa. Non solo moda quindi. Nelle nove sale della mostra curata da Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi, c'è anche arte, fotografia, design, e molto altro. Il percorso non è cronologico, ma segue i temi principali di quegli anni: dai progetti speciali ai loghi.

Ecco allora pezzi di design e opere d'arte contemporanea accostati ad abiti e accessori classici come il celebre abito di Moschino con la mucca stampata sulla gonna rosso fuoco, l'abito nero plissettato di Krizia, una gonna super chic di Versace (abbinata alla camicia di jeans), la mitica scarpa neobarocca fine anni '80 di Mario Valentino, i tailleur iconici di Armani. O ancora le valigie e le borse con un logo, quando il marchio ebbe il suo primo boom: da Gucci a Ken Scott, da Fendi a Trussardi da Ferragamo. Ma anche tanti oggetti d'arte come il tappeto di Maurizio Cattelan che riproduce il formaggino del Belpaese, e ancora, opere di Michelangelo Pistoletto, Vanessa Beecroft, Luigi Ontani, Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Gino De Dominicis, e fotografie di Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel, Paolo Roversi, Oliviero Toscani solo per citarne alcuni. Pezzi che testimoniano la complessità creativa e sociale dell'arte italiana negli ultimi decenni del Novecento.

In un racconto che ripercorre le vicende che hanno avuto protagonisti stilisti, industrie, città e distretti italiani. E ieri sera l'appuntamento «social» più atteso della settimana era proprio a Palazzo Reale. Intanto poco lontano, in piazza Duomo Miss Sixty ha festeggiato con un cocktail la nuova collaborazione con Elizabeth Sulcer. E mentre Federico Sangalli metteva in scena una sfilata a metà fra il prêt-à-porter e l'haute couture con passerella su strada in via San Primo, Alessandro Enriquez, per presentare la nuova collezione, offriva una cena carnevalesca al Tombon de San Marc.

E poi il via alle feste: dallo «scandal party» di Grazia, che ha festeggiato insieme a Jean Paul Gaultier alla Palazzina Appiani, al super party di Moschino con Sfera Ebbasta, fino alla festa in balera di Ultrachic con Barbara D'Urso ed Elisabetta Canalis.

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