Cronaca locale

«Noi, dalla Valtellina a Brera con i gamberi di Lampedusa»

La sfida dei Marveggio, zio e nipote con la passione del mare: «I pizzoccheri? Meglio ostriche come a NewYork»

Mimmo di Marzio

Il salmone è un pesce coraggioso che per riprodursi nuota controcorrente. E controcorrente è la storia di due ristoratori valtellinesi, zio e nipote, sbarcati tre mesi fa nel cuore di Brera con una sfida ambiziosa quanto difficile: quella del pesce appunto. Nativi di Sondrio ma con la passione per le isole sicule, Nicola e Marco Marveggio hanno salutato Sondrio, terra di pizzoccheri e di un turismo montano in declino, per battezzare in via Fiori Chiari il loro Petrus 1935. Il nome, omaggio alla memoria del nonno Pietro, è lo stesso che intitola la loro prima avventura nel mondo del food nella nativa Sondrio, osteria legata alle tradizioni lombarde ma non troppo. L'attrazione per il mare era già forte e aveva preso forma nell'assolata Lampedusa dove zio Nicola già nel 2001 aveva aperto La Calandra Resort, un raffinato rifugio sulla magica scogliera di Cala Creta con annesse escursioni in caicco. Durante la stagione morta, al blu oltremare e alla macchia mediterranea tornava a sostituirsi il verde cupo delle Alpi Lombarde, nell'osteria che da tre anni propone specialità non banali ai turisti di passaggio a Sondrio. «L'amore per il mare è stato più forte», dice Nicola mentre prepara con cura certosina plateau di gamberi e scampi crudi di Mazara del Vallo. La scelta di Milano è stata la conseguenza di una serie di fattori, primo tra tutti la passione di Marco per la ristorazione internazionale coltivata durante i numerosi viaggi nella Grande Mela. «Milano era già la mia seconda casa - racconta il ventisettenne nipote che qui si è laureato in Giurisprudenza - ma a New York ho imparato ad apprezzare la tradizione degli oyster bar, luoghi dove oltre alle ostriche si degustano crostacei e pesce crudo in un ambiente easy e disincantato». Proprio il format che zio e nipote hanno deciso di lanciare a Brera, quartiere turistico che certo non brilla per la qualità della ristorazione. I Marveggio, sfidando una concorrenza che vede arrivare a Milano il pesce più fresco d'Italia, hanno dato vita a un locale di sobria eleganza dove al primo posto c'è l'alta qualità del prodotto e un menù ristretto a poche ricette di mare. Oltre ai crostacei provenienti solo dai pescherecci di Mazara, fa da padrona la carta delle ostriche, con qualità selezionate dalla Francia, dall'Irlanda e, in un caso, dal delta del Po. «Abbiamo voluto puntare tutto sulle materie prime e su una veste semplice rispetto agli stereotipi della ristorazione italiana sul pesce.

Milano era la piazza giusta».

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