Cronaca locale

«Non fermò Giardiello» Annullata la condanna

La Cassazione «rivede» il verdetto a carico del vigilante. È accusato di omicidio colposo

Cristina Bassi

È stata annullata con rinvio dalla Cassazione la condanna alla guardia giurata Roberto Piazza, finito alla sbarra perché considerato uno dei responsabili della strage del Tribunale commessa da Claudio Giardiello. A carico di Piazza dovrà essere celebrato un nuovo processo d'Appello a Brescia. «Siamo soddisfatti - sottolinea il difensore, l'avvocato Giacomo Modesti - la Cassazione è stata molto attenta e ha riconosciuto i motivi del nostro ricorso».

Piazza era il vigilate in servizio a uno dei varchi di Palazzo di giustizia, quello di via San Barnaba, la mattina del 9 aprile 2015. Proprio da quell'ingresso Giardiello entrò in Tribunale e le indagini hanno stabilito che aveva una pistola nella borsa. Salito al terzo piano per prendere parte all'udienza in cui era imputato per bancarotta, l'immobiliarista sparò e uccise il coimputato Giorgio Erba, l'avvocato Lorenzo Claris Appiani e il giudice Fernando Ciampi, quest'ultimo freddato nella propria stanza. Rimasero ferite altre due persone. Piazza è accusato di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. In primo grado a Brescia, sede competente perché tra le vittime c'è un magistrato milanese, era stato assolto. Poi la corte d'Appello lo ha condannato a una pena di tre anni di carcere e al pagamento di una provvisionale complessiva di un milione e 70mila euro a favore delle otto parti civili. Nella tarda serata di mercoledì la Suprema corte ha appunto annullato questa condanna e disposto un processo d'Appello bis che verrà celebrato sempre a Brescia ma davanti a un nuovo collegio.

Secondo l'accusa, la guardia giurata non avrebbe fermato Giardiello, entrato armato a Palazzo. Piazza aveva il compito di controllare sul monitor collegato al metal detector il contenuto di borse, zaini e giacche di chi passava dai varchi. Nelle motivazioni della condanna di secondo grado i giudici riconoscevano che lavorava «in condizioni difficili». Ma gli imputavano di non aver bloccato l'imprenditore nonostante «le tre macchie di particolare intensità», corrispondenti a pistola, caricatore e mazzo di chiavi, «che per venti secondi risaltarono sullo schermo al passaggio sotto il tunnel della 24 ore di Giardiello». Fu lo stesso killer, condannato poi all'ergastolo, a dichiarare subito dopo la strage di aver nascosto l'arma nella borsa. Versione successivamente ritrattata: «La pistola l'avevo introdotta e nascosta nel palazzo tre mesi prima». Piazza è finora l'unico chiamato a rispondere penalmente per le falle nel sistema di sicurezza del Palazzo di giustizia milanese. Rappresenta però l'ultimo anello della catena.

La famiglia dell'avvocato Claris Appiani ha nel frattempo citato in giudizio in sede civile i livelli superiori delle responsabilità: il ministero della Giustizia, il Comune e la società di vigilanza privata All System.

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