Cronaca locale

Nove islamici radicalizzati già espulsi da inizio anno

Con 828 allontanamenti solo in questi primi mesi Milano ha il record dei provvedimenti di rimpatrio

Nove islamici radicalizzati già espulsi da inizio anno

Il questore Marcello Cardona lo aveva dichiarato all'inizio d'agosto in prefettura commentando i dati sull'immigrazione del primo semestre. «Siamo la prima questura d'Italia per numeri di stranieri rimpatriati e portati materialmente nel loro paese d'origine».

Niente da eccepire: il primato sussiste. Ad oggi, nel 2017 l'Ufficio immigrazione della questura di Milano - guidato da una dirigente di polizia da sempre espertissima in materia di stranieri, la crotonese Tiziana Liguori - fino a ieri ha infatti adottato 828 provvedimenti di rimpatrio nel Paese di origine. Di cui, però, nove sono stati emessi nei confronti di stranieri a rischio Isis e radicalizzazione islamica. Un deciso aumento rispetto al 2016 quando i rimpatri erano stati 536. Il che significa che in prospettiva alla fine dell'anno il numero degli allontanati potrà addirittura superare il migliaio. Con cadenza trimestrale la Direzione centrale dell'immigrazione, infatti, trasmette l'elenco aggiornato dei detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa a tutte le questure che a quel punto avviano da subito un'attività di monitoraggio (anche attraverso il costante rapporto con gli istituti di pena che segnalano anticipatamente le date di scarcerazione) finalizzata innanzitutto a verificare la disponibilità di un documento di identificazione per poter eseguire l'espulsione dello straniero dal territorio nazionale. In mancanza del documento, la polizia avvia la richiesta d'identificazione con il consolato competente per ottenere un lasciapassare che consenta l'esecuzione del provvedimento di espulsione emesso dal prefetto e accompagnato dal provvedimento di esecuzione immediata a firma del questore. Ogni provvedimento viene convalidato dal giudice di pace ed eseguito tramite l'accompagnamento dello straniero alla frontiera, con scorta fino al momento dell'imbarco sull'aereo o, se necessario, fino al paese di destinazione. «Quando non si riesca ad avere in alcun modo un'identificazione certa - spiegano in questura - chiediamo di trattenere lo straniero un centro di permanenza per i rimpatri».

E a proposito di stranieri a rischio radicalizzazione religiosa, il prefetto Luciana Lamorgese qualche tempo fa ha spiegato che non esisterebbe una connessione tra gli arrivi e il terrorismo, ma tra mancata integrazione e terrorismo. «E proprio attraverso l'accoglienza dobbiamo far integrare queste persone favorendo la libertà di culto, purché nella legalità» spiegava la numero uno di Palazzo Diotti.

Da marzo alla fine di luglio di quest'anno, a Milano e provincia le espulsioni sono aumentate dell'11 per cento, le richieste d'asilo sono cresciute del 14,26 e sono stati emessi oltre 128mila permessi di soggiorno.

PaFu

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