Cronaca locale

Il Novecento italiano è un disegno a carboncino

All'Arengario le opere su carta della Collezione Ramo. Nei bozzetti le verità dei grandi artisti

Il Novecento italiano  è un disegno a carboncino

«Chi ha paura del disegno?», si intitola la mostra appena inaugurata al Museo del '900. Ma sarebbe forse più corretto domandarsi «chi ha paura del disegno italiano», dal momento che ad esso è dedicata l'interessante esposizione che esibisce un nucleo della preziosa Collezione Ramo; e dal momento che proprio in Italia, chissà perchè, l'opera su carta è stata fino ad oggi considerata «opera minore» rispetto alla pittura e alla scultura. Anche questa mostra, ben curata da Irina Zucca Alessandrelli, dimostra invece ancora una volta non soltanto quanto il disegno sia in grado di racchiudere l'energia primaria dell'atto artistico, ma quanto possa costituire esso stesso, in perfetta autonomia, un capolavoro. La collezione di oltre 600 opere raccolte dal designer Pino Rabolini, fondatore di Pomellato e scomparso solo tre mesi prima della mostra, rappresenta un corpus pregevole perchè si concentra proprio sul disegno italiano, abbracciando esclusivamente il '900. La curatrice ha selezionato un centinaio di opere dando loro delle classificazioni che aprono, senza chiuderli, stimolanti interrogativi: ovvero «Astrattismi?», «Figurazioni?», «Parole+immagini?» e «E gli scultori?». E infatti il gesto intimo a matita, grafite o penna biro di artisti come Munari, Boccioni, Fontana, Schifano, Savinio o Melotti, sia esso interlocutorio o piuttosto propedeutico a un progetto più ambizioso, vede infatti spesso frantumarsi le categorie artistiche alle quali la storia ci ha abituati. Ma soprattutto ci aiuta a capire quale pensiero primario sia alla base delle poetiche già note. Nei bozzetti dello scultore Adolfo Wildt (in mostra il carboncino Animantium Rex Homo) emerge ancor più chiara la sinuosità della linea e il temperamento erratico da cui generarono le originali plasticità dei suoi famosi ritratti. Facendo un balzo agli anni '50, lasciano stupiti gli acquarelli «rinascimentali» di un artista pop come Domenico Gnoli, quello dei «dettagli nei dettagli». Così pure incuriosisce la matrice grafica e visionariamente figurativa alla base dell'astrazione di Tancredi. A complemento, più che a corredo, dell'inedita esposizione è presentato un importante volume a cura di Zucca Alessandrelli (Silvana Ed.

) che probabilmente colma un vuoto e accende riflettori potenti su tutto ciò che ha ancora da dire il meraviglioso mondo del disegno italiano.

Commenti