Cronaca locale

La nuova danza approda al Piccolo «In scena un miscuglio di culture»

Creazioni di Aterballetto: artisti impegnati sui temi di oggi

Il Piccolo Teatro è ormai certo del fatto che «non abbia più senso dividere le arti in generi». Parole di Sergio Escobar, direttore dello Strehler, presentando il sesto anno di collaborazione con Aterballetto, la Compagnia di produzione e distribuzione di spettacoli di danza nata nel 1979 e con sede a Reggio Emilia. Certo, il Teatro fondato da Giorgio Strehler e Paolo Grassi 70 anni fa è ancora un palcoscenico per spettacoli di prosa, ma asseconda anche la tendenza a fondere i linguaggi tipica dell'arte contemporanea, e fino al 9 giugno propone infatti tre nuove creazioni della Compagnia, che fin dalla sua nascita è formata da danzatori solisti in grado di affrontare tutti gli stili e che quindi anche per questo bene può accontentare un pubblico meno solito alla danza contemporanea.

Il programma che Aterballetto porterà a Milano comprende tre nuove creazioni che riflettono il lavoro della Compagnia, «impostato a favorire un miscuglio di culture» dice Cristina Bozzolini, direttore artistico di Aterballetto almeno fino al prossimo settembre, quando verranno sostituiti i vertici del gruppo (dopo il conferimento dell'incarico a Gigi Cristoforetti come direttore della Fondazione Aterballetto, il cda ha nominato il nuovo direttore artistico Pompea Santoro).

Al Piccolo si vedranno artisti giovani, «tutti in Ater hanno tra i 27 e i 35 anni», che rifletteranno su temi attuali con la coreografia contemporanea, a partire da «Words and Space» del ceco Jiri Pokorny (1981) che rappresenta un simbolico dialogo con il proprio io. Come anche Giuseppe Spota, da Bari, che porta a Milano una riflessione sul narcisismo nell'epoca dei selfie: nel mito di Narciso il profeta Tiresia predisse che per raggiungere la vecchiaia il giovane avrebbe dovuto imparare a conoscere se stesso, non il suo riflesso. Che rapporto esiste con l'autenticità della persona in un'epoca in cui si mette in mostra solo la parte migliore attraverso la multimedialità? Infine «Phoenix» di Philippe Kratz, che invita attraverso la danza a superare i limiti perché «solo buttandosi e rischiando si può capire davvero ciò che siamo e possiamo diventare». Riflessioni profonde da parte di giovani artisti e danzatori ancora a contratto sicuro con Aterballetto fino al 31 luglio 2018, poi si vedrà se la nuova direzione manterrà la stessa linea di gestione.

«Sono certa che per i prossimi 2 o 3 anni almeno il repertorio sarà quello che abbiamo costruito finora» conclude la Bozzolini.

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