Cronaca locale

Nuova vita per il «Piccolo» violino Storioni del 1793

Un progetto tra musica, arte e scienza per restaurare un gioiello dell'antico liutaio cremonese

Luca Pavanel

«Questo strumento arrivato a noi è come un messaggio in bottiglia che ora attraverso le analisi ci permetterà di capire come si costruiva allora, i materiali, gli accorgimenti, le vernici. Tutto un sapere che, oltre agli aspetti scientifici e storici, servirà anche agli artigiani di oggi». Le parole del professor Marco Malagodi del laboratorio Arvedi dell'Università di Pavia raccontano in buona parte il senso di un'operazione culturale che ieri ha tenuto banco al teatrino di Palazzo Visconti a Milano: un progetto integrato tra arte, scienza e formazione che restituirà alla società il prezioso violino «Piccolo» costruito dal liutaio cremonese Lorenzo Storioni nel 1793. Un progetto chiamato «I cantieri del suono» della Fondazione Bracco. In prima fila, alla conferenza, i protagonisti di questa operazione: in testa Diana Bracco, presidente dell'omonima Fondazione, il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, il soprintendente di Cremona-Lodi-Mantova Gabriele Barrucca; poi Massimiliano Guido dell'Università degli Studi di Pavia, Fausto Cacciatori del Museo del Violino e Malagodi con la ricercatrice Claudia Invernizzi, anche lei dell'Arvedi.

«Il recupero di un pezzo unico che tornerà anche grazie alla nostra Fondazione all'antico splendore - dice Diana Bracco - è un'iniziativa che somma tutte le caratteristiche peculiari dei nostri progetti». Guardando indietro nella storia Bracco c'è il suo impegno per la cultura musicale «già all'Expo 2015 e ancor prima». Ora un intervento «che da marzo 2019 porterà lo strumento ritrovato nella collezione permanente del museo cremonese». Ma di che cosa si tratta esattamente? E chi era il suo costruttore? La parola anche a Guido e Cacciatori, che coi loro interventi mostrano e fanno immaginare un'epoca e le sue meraviglie. Il «Piccolo» - viene spiegato anche nelle note - è un violino di misura ridotta, opera autentica in tutte le sue parti» costruito appunto dal liutaio cremonese Storioni (1744-1816), comprovato da un castiglio autentico dell'autore. Detto in sintesi: è un mirabile esempio di liuteria del Settecento. Secondo quanto capito e ricostruito fu adoperato da un bambino, ed è uno dei rarissimi esemplari «arrivato a noi in condizioni non compromesse». E per questo suscettibile di essere studiato e restaurato. Una questione.

Anche se antico, come può suscitare tanto interesse un arco, tra l'altro realizzato per lo studio, è presto detto. Anzi lo chiarisce pure il punto di vista del soprintendente Barrucca che prende in prestito «arti congeneri» dello storico Giorgio Vasari, attivo nel Cinquecento, per esporre il suo pensiero: «Considero questo tipo di oggetti, manufatti straordinari, al pari dei grandi monumenti, dei lavori pittorici, dei complessi architettonici o scultorei. Tutti questi hanno la stessa dignità». Arte, tradizioni e scienza. La parola a quest'«ultima» che ora, con i suoi strumenti di indagine e di intervento può fare cose inimmaginabili fino a pochi anni fa, come spiega la studiosa Invernizzi, la quale mostra come è stato monitorato il «Piccolo», per mappare caratteristiche e danni su cui intervenire.

Un lavoro, come fa notare il sindaco Galimberti, a favore pure di «quel capitale umano che sono i nostri liutai - afferma - loro, noi dobbiamo affrontare il futuro dell'arte della liuteria e la sfida con gli artigiani d'Oriente imparando anche dal passato».

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