Cronaca locale

Il nuovo direttore del museo Lac: «Così lo rilancerò»

Mimmo di Marzio

La politica culturale ticinese, da sempre contraddistinta per qualità di contenuti, riparte dal MASI, Il Museo d'arte nato dall'unione tra il Museo Cantonale d'Arte e il Museo d'Arte della Città di Lugano. Alla guida del nuovissimo Lac, progettato da Ivano Gianola e inaugurato due anni fa, è pronto a insediarsi Tobia Bezzola che nel 2018 riceverà il testimone del direttore Marco Franciolli. Un cambio nel segno della continuità (a Franciolli si deve il merito di aver dato slancio al neonato museo) ma soprattutto in quello di una maggior internazionalità. Il bernese Bezzola ha diretto il Folkwang Museum di Essen, una delle istituzioni museali più prestigiose in Germania e ha lavorato come curatore per oltre quindici anni alla Kunsthaus di Zurigo al fianco dell'indimenticabile Harald Szeemann.

Un background che lascia prevedere un futuro sempre più contemporaneo per il Lac?

«Il Lac fin dall'inizio ha alternato mostre sul Novecento a quelle sugli artisti d'oggi. Certamente i miei rapporti internazionali porteranno a Lugano molti curatori, voglio dire che la pluralità di voci sarà il distintivo di un museo che potrà contare anche sugli spazi di Palazzo Reali, già sede del Museo Cantonale».

La sua nomina sarà effettiva dal gennaio 2018. Quale direzione prenderà il suo programma espositivo?

«La prima mostra sarà una peersonale del fotografo svizzero Balthasar Burkhard, nata da una cooperazione internazionale tra varie istituzioni tra cui il Folkwang Museum di Essen e il Museo Cantonale della Svizzera Italiana. Sul futuro è ancora prematuro parlare, ma posso dire che ci saranno importanti sinergie con musei internazionali».

Darà spazio anche all'arte svizzera, che nella storia e nel presente conta nomi importanti?

«Ovviamente sì. Per il 2019 ho in mente una grande mostra sul Surrealismo svizzero, che ebbe in Alberto Giacometti una figura importantissima.

Ma, dopo la grande mostra su Segantini alla Kunsthaus di Zurigo, sarebbe una bella idea analizzare il contributo ticinese a questo grande movimento del '900 mondiale».

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