Cronaca locale

A Obama le chiavi della città. Sala: "Vuole tornare presto"

In mattinata la visita al Cenacolo. "Entusiasta e felice". Maroni: "E ora diventi ambasciatore del made in Italy"

A Obama le chiavi della città. Sala: "Vuole tornare presto"

Barack Obama milanese onorario. Ieri in tarda mattinata il sindaco Giuseppe Sala ha consegnato all'ex presidente degli Stati Uniti le chiavi della città. «Milano con la consegna del Sigillo della Città - le motivazioni - riconosce in Barack Obama la forza di quella tensione morale verso un futuro di speranza e di giustizia e l'adesione convinta agli stessi valori e principi che nei secoli hanno caratterizzato la storia e lo spirito di Milano». «Un uomo che ha cambiato la storia. Un onore per me e per tutta Milano». La consegna durante una cerimonia privata tra i padiglioni della Fiera di Rho, che ospita la manifestazione Seeds&Chips: «È stato emozionante, una grande gioia da parte mia e di tutti. L'augurio - commenta il sindaco - è che, adesso che è un vero milanese, ritorni». Sala ha ricordato che anche nel 2015 è stata qui una «parte importante della famiglia Obama», cioè la first lady Michelle e le figlie. L'invito è a entrambi a «ritornare presto». Di Milano Obama «sembrava molto contento - conclude - Una visita rapida però ha apprezzato la città». Obama «avrebbe infatti voluto fare una passeggiata per la città ma si è reso conto che non era il caso» ha rivelato ai microfoni di Rai Radio 1, Paolo Magri presidente dell'Ispi che lunedì ha ospitato una cena in suo onore.

Ad assistere alla cerimonia il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina, l'ex sindaco Letizia Moratti e Angelo Moratti e alcuni imprenditori. «Vorrei ringraziare tutti voi, ma in modo particolare il sindaco Sala per averci accolto - ha detto il quarantaquattresimo presidente americano -. Grazie a Marco Gualtieri e a tutto il suo team e il Global innovation summit. Devo riconoscere il lavoro di Matteo Renzi e l'ex sindaco Letizia Moratti: grazie per gli sforzi che hanno fatto perché l'Expo fosse realizzabile e grazie a chi ha lavorato molto bene a Expo nel padiglione Usa». In platea l'ex premier e rettore della Bocconi Mario Monti, l'ex ad di Intesa San Paolo Enrico Cucchiani, il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, il governatore lombardo Roberto Maroni, il presidente di Fondazione Fiera Milano Giovanni Gorno Tempini, il prefetto Luciana Lamorgese, il segretario del Pd Matteo Renzi, invitato personale di Obama. E ancora gli architetti Mario Bellini e Stefano Boeri, Federico Marchetti ad di Ynap, Carlo Cracco.

«Ho chiesto a Obama di fare da testimonial del cibo buono, non di quello contraffatto, soprattutto negli Stati Uniti e mi è parso interessato a farlo - ha spiegato il governatore Maroni -. Sarebbe davvero un contributo importante alla lotta alla contraffazione, che penalizza fortemente le imprese agricole lombarde e italiane». Lo staff di Palazzo Lombardia è al lavoro per portare a Milano il presidente degli Usa Donald Trump, atteso a fine mese per il G7 di Taormina: «Ci stiamo lavorando, una cosa per volta - ha risposto Maroni -. Vediamo, sarebbe un bel colpo».

Prima della visita in fiera il Nobel per la Pace si è concesso una visita al Cenacolo Vinciano, rivelandosi «appassionato e competente». «Ha voluto approfondire la tecnica utilizzata da Leonardo e il metodo di conservazione. È stata una visita soddisfacente e appagante, ha dimostrato di apprezzare il nostro patrimonio conoscendolo con competenza e passione» ha raccontato Stefano L'Occaso, direttore del polo museale Lombardo. «Si è poi soffermato sulla differenza di tecniche tra Montorfano, autore dell'affresco interno alla cappella - ha spiegato L'Occaso - e Leonardo». Inoltre, si è detto «curioso dei nuovi progetti del museo» ha raccontato Chiara Rostagno, direttrice del museo del Cenacolo. Obama era «felice e ha detto che tornerà a Milano».

A suggerirgli la visita è stata la moglie Michelle: «Era entusiasta della forza che emana questa opera».

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