Cronaca locale

Al Pac tutta l'arte della Cina globalizzata

«Jing Shen. L'atto della pittura nella Cina contemporanea» è una mostra (in corso al PAC sino al 6 settembre) alquanto diversa dalle esposizioni d'arte contemporanea cinese che si sono viste sinora a Milano. Anzitutto perché raccoglie le opere di pittori (quindi, per una volta, non solo fotografi) perlopiù trenta-quarantenni con un profilo internazionale, ma non estremamente noti fuori dai confini del loro paese. Poi perché guarda alla scena artistica di Shangai e Pechino senza cedere alla tentazione dell'esotismo, senza proporre i consueti stereotipi sociologici, senza strizzare spudoratamente l'occhio al mercato. Tra i lavori scelti da Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, curatori e membri del comitato scientifico del PAC, spiccano le campiture astratte che sfiorano il sublime di Su Xiaobai, l'ambiente impregnato di un cromatismo magmatico realizzato da Zhang Enli, le radiografie interiori tracciate con l'inchiostro di china da Li Huasheng. La mostra fuoriesce dal PAC e si estende alla città con un'installazione a Malpensa, un allestimento site specific presso la Libreria Feltrinelli Duomo, una sofisticata applicazione di «realtà aumentata» che permette di visualizzare su smartphone e tablet ulteriori opere, virtualmente posizionate in punti strategici del centro storico. La cura con cui l'esposizione è stata progettata e realizzata non attenua però lo straniamento che si prova visitandola. «Jin Shen» è diversa dalle altre mostre di arte cinese, ma un po' troppo simile alle mostre di artisti occidentali trendy che si possono vedere dovunque. Al netto delle belle opere già citate, ma non proprio insolite o innovative, al PAC va in scena una pittura tendenzialmente minimale, cerebrale, venata di suggestioni tecnologiche, che ha il suo controcanto in qualche esempio di neoespressionismo che anche qui non manca.

Il richiamo alla tradizione ancestrale del gesto, che la formula «Jin Shen» (vale a dire «forza interiore», ma anche «consapevolezza del gesto») vorrebbe evocare, resta sullo sfondo.

E chissà che un po' di forza interiore non la si possa invece trovare nella pittura realizzata alle nostre latitudini. Siamo proprio certi che alle centinaia di migliaia di turisti cinesi che verranno a Milano per Expo interessino solo gli artisti di Shangai?

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