Cronaca locale

Palazzo Isimbardi diventa museo nell'era di Expo

L'ex sede della Provincia apre al pubblico Una mostra sulla natura morta e oltre 100 libri

«La vita silenziosa delle cose», la mostra inaugurata ieri a Palazzo Isimbardi nell'ambito del progetto Expo Belle Arti di Regione Lombardia, andrebbe visitata anche solo per percepire il silenzio e contemplare le cose che si trovano in uno straordinario e abbastanza sconosciuto edificio di corso Monforte. Tra le «cose» ospitate stabilmente dalla ex sede della Provincia di Milano, ora in dotazione alla Città Metropolitana, ci sono oggetti d'arte come i mappamondi seicenteschi di de' Rossi, numerosi dipinti coevi, preziosi e copiosi fondi librari e una vertiginosa tela di Tiepolo collocata sul soffitto della sala consiliare. In occasione della mostra (curata da Vittorio Sgarbi e aperta gratuitamente fino al 30 novembre) a tutto ciò si sono aggiunte parecchie cose silenziose in termini reali, ma eloquenti sul piano storico, oltre che poetico. Per esempio un tavolo cesellato di Lampridio Giovanardi, virtuosistico e visionario ebanista ottocentesco, in grado di ricapitolare la storia d'Italia in quattromila intarsi. Poi una sequenza di libri capitali della letteratura artistica universale, a cui si affiancano ricostruzioni di biblioteche eccelse, come quelle di Umberto Saba e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e di eccellenti officine di restauro librario, che peraltro opereranno in diretta durante la mostra. E infine ci sono quaranta nature morte, realizzate tra la fine del Cinquecento e la metà del Novecento, che, con le loro raffigurazioni di oggetti da cucina, frutti e fiori, dovrebbero rappresentare il nucleo primario di questa mostra in linea con Expo 2015, ma che, nel clima di sobria wunderkammer creato all'interno del palazzo, risultano piuttosto un logico, appropriato complemento. Le tele, provenienti da collezioni private, sono tutte storicamente significative e quasi tutte belle: lo sono in particolare quelle datate Novecento e firmate da Gino Severini, Achille Funi, Anton Zoran Music, Ennio Morlotti, Giovanni Testori, Gianriccardo Piccoli (di cui è attualmente in corso una vasta personale a cura dell'Associazione Casa Testori presso il Palazzo della Ragione di Bergamo). In ogni caso una mostra di nature morte in tempi di Expo andrebbe accolta come una benedizione per motivi che esulano dell'estetica. In primo luogo perché sarebbe stato assurdo non rammentare che il «nutrimento del pianeta» è stata un'ossessione (per quanto pretestuosa e simbolicamente motivata) di cinque secoli di pittura.

Poi perché soffermarsi sul mistero delle cose, e sull'enigma del loro perenne silenzio, può far decantare la smania di eventi, spesso un pò troppo effimeri, cresciuta parallelamente all'esposizione di Rho.

In fondo, come afferma la poesia di Borges citata da Sgarbi nel catalogo, «le cose che ci servono come tacito schiave, / cieche e stranamente silenziose, / dureranno al di là del nostro oblio; / non sapranno mai che c'è ne siamo andati».

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