Cronaca locale

Parisi cementa l'alleanza: «Quest'unità è un modello»

Il candidato sicuro: «Compattezza più forte delle polemiche» Gelmini: «Roma incidente di percorso, non ci sono problemi»

Alberto Giannoni

Due sale piene per lo «start» ufficiale di Mariastella Gelmini, capolista di Forza Italia alle Comunali. E se la Lega Nord a Milano, viaggia senza incertezze con Stefano Parisi, candidato di un centrodestra unito, le truppe azzurre ambrosiane rispondono con altrettanta lealtà. Quel che accade a Roma, con due candidati diversi per Fi e Lega, non è che «un incidente di percorso» assicura l'ex ministro, davanti alle Stelline, parlando con i giornalisti. «Non credo che ci siano problemi insormontabili» - riflette Gelmini - fra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e quello leghista Matteo Salvini. «Si parleranno - prevede - quello che è successo a Roma capita anche in altre coalizioni». Di certo Forza Italia rivendica le sue scelte. «È un partito moderato - spiega Gelmini - e credo che non debba scimmiottare né la Lega né Fratelli d'Italia. Noi abbiamo un orizzonte ampio che è quello di riportare al voto gli elettori sfiduciati». Gli azzurri rivendicano la loro vocazione di movimento liberale, popolare, centrista, moderato. Aggettivi che suonano come musica per le orecchie di Parisi, arrivato in corso Magenta dopo aver partecipato al comizio con Salvini in piazza San Carlo. Nel centrodestra a Milano - ha spiegato il candidato - «ci sono anime diverse, alcune più radicali e altre più moderate, ma siamo una coalizione e dobbiamo mantenere la nostra unità», in campagna elettorale e per governare. L'unità - ha ribadito - «ha più valore delle polemiche».

«Mi auguro che Milano sia da stimolo anche per Roma - ha aggiunto - dobbiamo prendere alle elezioni il 50 per cento più uno dei voti dei milanesi». È chiaro che davanti a una platea come quella di Forza Italia, Parisi si sente a casa. Definisce Gelmini un «grandissimo capolista», da sostenere in tutti i modi e da portare a un successo indiscutibile. Lei contraccambia definendo la sua candidatura «una scelta lungimirante, coraggiosa e azzeccata» fatta grazie al presidente Berlusconi (ieri molti lo aspettavano ma un raffreddore alla fine lo ha tenuto lontano dal suo «popolo»). Un feeling esibito ma anche reale, quello che è nato fra il candidato sindaco e Forza Italia, che a Milano è il motore del centrodestra unito e sta facendo il massimo dello sforzo, per portare Parisi a Palazzo Marino ma anche per confermarsi forza elettorale trainante della coalizione: «È stata data per morta un sacco di volte - l'orgoglio di Gelmini - ma ripartirà da Milano».

La divaricazione del centrodestra a Roma pesa. Ma pesano anche le ragioni dell'unità, dalla felice sintesi trovata da (e su) Parisi, al lavoro comune fatto al Pirellone, all'alleanza stretta in Liguria su Giovanni Toti, non a caso passato ieri a salutare anche Salvini, oltre che Gelmini: «Sono andato a incontrare l'amico Stefano che era sul palco della Lega che lo sostiene - ha spiegato il governatore - C'era Salvini e l'ho salutato. Siamo alleati. Io governo con la Lega, Fdi, Area popolare in Liguria e mi auguro che Stefano faccia il sindaco con l'aiuto di Forza Italia, Lega, Fdi e di Area popolare. Di cosa stiamo parlando?».

L'impressione è che, per tutti, la partita col Pd sia troppo aperta, a Milano, per pensare ora ad altre piazze e all'effetto che l'incrocio fra risultati potrà dare. La volata è lanciata e solo dopo aver tagliato il traguardo i protagonisti di questa corsa penseranno alla formazione da schierare nelle prossime corse. Insomma, alle politiche.

Le settimane che separano le città dal giorno delle elezioni sono cinque: «Renzi scappa dal voto - ha detto Gelmini - si voterà solo il 5 giugno, ma saremo in tanti».

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