Cronaca locale

Il Pd cerca voti dall'imam che "vieta" la bici alle donne

Bussolati e Sumaya ospiti nella moschea di Shwaima. Foto con Gentiloni e i promotori dei cortei pro-intifada

Pietro Bussolati e Sumaya Abdel Qader a Segrate
Pietro Bussolati e Sumaya Abdel Qader a Segrate

Incontri ravvicinati. Il centro islamico di Milano e Lombardia ha convocato nella sua moschea, a Segrate, un incontro con il segretario del Pd di Milano Pietro Bussolati e la consigliera Sumaya Abdel Qader. Decine di persone ad ascoltarli: gli uomini da una parte e donne dall'altra. Rigorosamente. A introdurre i due illustri ospiti, il leader storico del centro islamico: Abu Shwaima. Difficile stabilire quali affinità possa avere il Pd con l'imam di Segrate, che fra l'altro ha partecipato a uno dei noti cortei «per Gerusalemme», il 16 dicembre, gridando col megafono ai partecipanti messaggi di questo tenore: «Non trattare con israeliani», «di Gerusalemme vogliono farne un ghetto per gli ebrei» e «Intifada contro questo progetto». Sumaya aveva perso posizione contro gli slogan antisemiti scanditi in quei cortei, in particolare il 9 dicembre. E il Pd ha presentato una denuncia sul caso. Altri hanno chiesto anche agli imam una presa di distanza, di cui a oggi ancora non si ha notizia. Probabilmente Abu Shwaima e il Pd non si troveranno d'accorso sull'uso della bicicletta: per la sinistra è notoriamente da incentivare, per Shwaima invece è sconveniente, per le donne, ovviamente perché sono «un diamante». «È più decoroso e di rispetto per una donna che non vada in bicicletta» ha detto nel 2016 questo imam che ieri ha accolto in moschea i due ospiti Pd.

Obiettivo ufficiale della conferenza? «Sapere i cambiamenti della nuova legge elettorale». Ma a due settimane dal voto, l'incontro appare più come un evento elettorale tout court. D'altra parte nelle urne ha già funzionato. Nel 2016 - dopo il suo incarico da responsabile cultura del Caim (il coordinamento delle moschee locali) Sumaya Abdel Qader è stata eletta con oltre mille preferenze a Palazzo Marino col sostegno decisivo del Pd e soprattutto della sua ala sinistra, la più laica - almeno quando si tratta di cattolici. E Abdel Qader l'anno scorso ha partecipato a «Biciclettiamo», iniziativa nata anche come risposta a certi oscurantismi.

Ma le sorprese non finiscono qui. Quei cortei di dicembre erano stati convocati dall'Associazione dei palestinesi in Italia (Api) e animati dai centri islamici. La Comunità ebraica, uditi i gli slogan contro gli ebrei, in mancanza di una presa di posizione netta e pubblica dei promotori ha chiesto al sindaco la loro esclusione «da qualunque incontro democratico, e dalla concessione di spazi o suolo pubblico». È poi arrivata, a sindaco, Viminale e prefetto, solo una lettera in cui il presidente dell'Api Mohammad Hannoun, definiva «non condivisi» i cori atti-ebraici, esonerandosi da ogni responsabilità per gli slogan gridati da «possibili ignoranti, o fanatici o infiltrati». La situazione è rimasta tesa e i nodi irrisolti, nonostante la discussione in Consiglio. Oggi comunque spuntano i «selfie» scattati in occasione della festa romana per i 50 anni della Comunità di Sant'Egidio, il movimento cattolico impegnato in iniziative per la pace e l'ecumenismo. Le foto ritraggono uno dei promotori dei cortei di dicembre, Sulaiman Hijazi, insieme a un sorridente presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al sindaco di Roma Virginia Raggi. Ignare probabilmente le due alte cariche istituzionali, forse non altrettanto ignaro il cerimoniale. E Hijazi, già portavoce della comunità musulmana di Cagliari, risulta vice presidente dell'Associazione dei palestinesi in Italia.

E fa parte di quell'area che considera Hamas come «resistenza palestinese».

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