Cronaca locale

«Penati, assoluzione viziata da troppi errori»

Ricorso in appello contro la sentenza di primo grado favorevole al politico

Una sentenza «viziata da errori di metodo e di merito». Per questo la Procura di Monza la impugna e fa ricorso alla corte d'Appello di Milano contro l'assoluzione di Filippo Penati. Scrivono i pm Franca Macchia e Walter Mapelli: «La sentenza impugnata appare così viziata da errori di metodo e di merito nella ricostruzione e interpretazione dei fatti oggetto delle imputazioni, gravi e comunque tali da imporne censura, ad onta della tirannia del tempo che incombe a determinare effetti prescrittivi entro ristretti termini». Così inizia il ricorso depositato.

L'ex presidente della Provincia di Milano e altre otto persone più una società erano a processo per il «Sistema Sesto». I pm firmatari dell'inchiesta nel documento di impugnazione chiedono alla Corte una revisione della decisione del Tribunale monzese riguardo alla vicende «Codelfa», ovvero presunta corruzione e illecito amministrativo; a «Varanini», per la compravendita di un immobile milanese da parte della Provincia; a «Sitam» e al presunto finanziamento illecito ai partiti operato attraverso l'associazione «Fare Metropoli».

Secondo i magistrati, la sentenza del Tribunale di Monza «ha omesso elementi decisivi ai fini del giudizio», e ancora «non riesce a ricostruire la credibilità dei fatti - si legge nel ricorso - rinunciando a trarre conclusioni attendibili sul loro effettivo svolgimento e pervenendo a risultati inaccettabili perché esordisce con il prologo: Il Sistema Sesto esiste...». Per i titolari dell'inchiesta, il prologo della sentenza monzese risulterebbe «eccentrico rispetto agli esiti del giudizio e non è dato sapere se frutto di convinzioni moralistiche o ammissione di incapacità di reperire un sicuro criterio di analisi dei fatti e delle responsabilità degli imputati». Il ricorso è stato depositato martedì. Le accuse a carico di Penati erano corruzione e finanziamento illecito. Secondo i giudici che lo hanno assolto, il sistema c'era ma non ci sono prove della colpevolezza del politico. «La sentenza è ampiamente blindata, sono fiducioso di un giudizio analogo in Appello», commenta Raffaele Della Valle, difensore dell'imprenditore e coimputato Piero Di Caterina.

Dello stesso avviso l'avvocato Matteo Calori, difensore di Penati: «È come se i magistrati non avessero vissuto il dibattimento, siamo ancora una volta fermi alle indagini».

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