Cronaca locale

La pianta si abbatte e ne cresce una più bella

I quartieri che protestavano ora hanno fermate sotto casa

Dal Lorenteggio a via Gluck. Protestano in tanti per il taglio di 574 alberi che devono far posto ai cantieri per la realizzazione della linea quattro della metropolitana. È sempre così. Protestano i residenti, protestano i grillini, protesta Adriano Celentano che parla di una città e di una via «sgozzata», quella di quando lui era ragazzo, ma che è un pezzo che non è più così come lui cantava. E magari ci faccia un salto. È cambiata questa città. È cambiata proprio grazie alle metropolitane. Che piacciano o meno, sono necessarie a una grande metropoli per non incartarsi. Per crescere senza soffocare e per rendere la mobilità (e la vita di tutti i giorni) sostenibile. E si protestava anche negli Anni Sessanta quando i cantieri sventrarono il centro, piazza Cordusio, Piazza del Duomo.

É la storia che si ripete. Probabilmente si tagliarono alberi anche allora che poi però sono stati ripiantati e poi sono ricresciuti e ora vengono nuovamente tagliati. Corsi e ricorsi. Sembra banale. Ma, tanto per fare un esempio, sarebbe utile andare a dare un'occhiata in via Harar, in zona San Siro dove da poco è arrivata la linea 5 della metropolitana, la Lilla, con la prima fermata sponsorizzata della storia. Anche lì, anni fa per i residenti l'annuncio che sarebbe arrivata la metrò non fu una notizia accolta da tutti con entusiasmo.

Non può esserlo. Una metropolitana porta oltre al taglio degli alberi che comunque è un dolore, anni di cantieri, di strade chiuse, di camion e betoniere che vanno avanti e indietro. Di ruspe che scavano e di talpe che ti perforano la terra sotto le case. Insomma: «meglio da un'altra parte...» pensano in tanti. Poi però gli anni passano, più in fretta di ciò che si pensa, e oggi via Harar è tornata quella che era prima. Anzi meglio. La strada è divisa in due carreggiate, il parchetto è di nuovo dov'era, all'angolo con il parco di Trenno e sul terrapieno che divide in due la via sono stati ripiantumati i filari di platani.

Nulla sembra cambiato e invece è cambiato tutto. Chi abita in via Harar, ma anche in via Novara, in via San Giusto, in via Fratelli Zoia, insomma chi abita in zona, ora la mattina anche nelle ore di punta esce di casa, fa cento metri a piedi, sale su un metrò e in dieci minuti è al lavoro, a scuola o dove vuole da qualsiasi parte della città.

Non è male. Basterebbe a ripagare tre-quattro anni di disagi. Ma c'è dell'altro. Sarebbe interessante andare a vedere quanto valgono adesso le case di quella zona e fare un raffronto di quanto valevano prima.

E adesso sarebbe davvero interessante andare a chiedere ai proprietari cosa ne pensano e se sono ancora del parere che quella metrò non si doveva fare. Gli alberi? Scommettiamo che sono belli anche quelli che si sono adesso?

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