Cronaca locale

Piazza Affari, arrivano i dissuasori anti-clochard

Sotto i portici i lavori per evitare il bivacco notturno dei senzatetto

Antonio Ruzzo

Un muro di mattoni. Un muro che ha riempito gli angoli di Piazza Affari, proprio davanti alla Borsa, sotto il porticato di un elegante palazzo di epoca fascista sede di banche e uffici ma anche di qualche inquilino che da tempo ormai di notte diventa il rifugio e la camera da letto di alcuni clochard della città. Soprattutto d'inverno quando il freddo li fa rintanare nei cartoni ma anche d'estate quando il fresco dei marmi che lastricano il pavimento dà un po' di sollievo all'afa di questi giorni. Li mangiano, lì dormono e lì fanno anche ciò che si dovrebbe fare altrove. Ma tant'è. E così quel muro diventa forse il modo per far capire che lì non sono più graditi. Va così quando due mondi tanto diversi entrano in contatto. Ognuno con le sue ragioni, ognuno con la sue regole e la sua sensibilità. Alla fine si scontrano. Anche se c'è chi si augura che non sia cosi: «Sotto il porticato di Piazza Affari, proprietà privata con diritto di passaggio sono comparse strutture in cemento per impedire l'utilizzo degli angoli- spiegano i volontari di Milano in azione onlus sulla loro pagina Facebook-. Noi speriamo che la loro funzione non sia quella di impedire ai senzatetto di sostare lì durante la notte, anche perché ultimamente vengono già regolarmente allontanati dalle guardie giurate che sorvegliano la banca adiacente. Se invece fosse così si tratterebbe di un atto di intolleranza, e vorremmo capire di chi è la responsabilità...».

E lo chiedono al Comune e a chi si occupa delle politiche sociali, anche se non è detto che siano poi loro a dover dare delle risposte. Ma una risposta arriverà. Intanto il muro c'è. Resta sotto quegli eleganti portici lastricati di marmi dove passano manager e avvocati, dove dorme chi non ha casa, dove spesso gli appassionati di tango si danno appuntamento per ballare nelle loro serate argentine sulle note di Astor Piazzolla. E dove ogni domenica sera i volontari di Mia si rimboccano le maniche per dare una mano a chi non ce la fa. Lì sotto si cena, in una mensa che sembra tanto una cucina da campo allestita nella piazza dove gli affari che contano sono sicuramente altri con piatti cucinati da volontari grazie al cibo donato da alcuni commercianti della città.

A tavola non solo clochard. Un popolo di commensali che rincorre le storie più diverse, incredibili a assurde come la fortuna che spesso non si sa bene perché ti volta le spalle. E tra questa gente ne ha tradirti parecchi. Dimenticati e invisibili ma anche chi ha perso il lavoro, ha smarrito ogni affetto, magari ha una casa ma non più i soldi per fare la spesa. Capita più spesso di quanto si possa pensare. È una generazione disperata con cui questa città negli ultimi anni ha imparato a fare i conti e che passa da queste parti mettendosi in fila per un pasto rinunciando a quell'orgoglio che per dignità magari ti spingerebbe saltar la cena. Non è semplice. Quelli di Mia cercano di rendergli la vita un po' più dignitosa. Da tanti anni ormai. Dieci, quindici volontari che poi sono diventati quaranta perchè qualcuno ha portato anche i figli a dare una mano. Tra loro ci sono anche diversi senza tetto. Come quelli che sotto i portici di piazza Affari dormono nei cartoni. Stessa vita. Stessi angoli dove rintanarsi per ripararsi dal freddo o dal caldo durante le notte. Che da qualche giorno non ci sono più.

E che tutti quanti sperano siano stati cancellati per un altro motivo.

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