Cronaca locale

Piazza Duomo gremita abbraccia Francesco e assomiglia a San Pietro

Gli anziani in prima fila con uno striscione Inni al papa da giovani, famiglie e stranieri

Chiara Campo

Gli anziani arrivati dalla casa di riposo San Francesco di Nova Milanese appendono in prima fila lo striscione: «Noi siamo qua, nonostante l'età». In fondo alla piazza, i ragazzini che indossano come una bandana la sciarpa con l'azzurro dell'Argentina e il giallo del Vaticano, stampata in un milione di pezzi e distribuita a tutti i fedeli, alzano i cartelli: «Bella Frà» e «Papa Francesco uno di noi». Non ha età la folla che arriva in piazza Duomo (qualcuno dalle 6.30 del mattino) per ricevere l'abbraccio e la benedizione di Bergoglio. «Le nebbia se ne è andata, le cattive lingue dicono che verrà la pioggia ma ancora non è arrivata» sono le parole del Papa prima di recitare l'Angelus, davanti a centomila persone che alle 11.30 lo accolgono come una star. «Hip hip hurrà», «Francisco», «Francesco». Piazza Duomo come San Pietro. Le previsioni davano pioggia ma Milano si è svegliata col sole. Il caldo ha provocato 35 malori, soprattutto anziani portati via in barella. «Fortunatamente - ha fatto sapere l'assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera - si è trattato di casi non importanti, non è stato necessario il trasporto in ospedale». Alle 7.30 piazza Duomo è ancora semivuota. Poi iniziano le code ai nove varchi d'ingresso. I livelli di sicurezza sono al massimo. La polizia controlla borse, zaini, tutti devono passare la prova del metal detector, ed è rassicurante per chi è in attesa e ammette: «Un po' di paura c'è ma non volevo mancare, per Papa Francesco ne vale la pena». Carmen, sessant'anni, milanese ha guadagnato la prima fila alle 6.30 ma fatto poca strada per arrivare. Di fianco a lei c'è un parente di Valassina che per essere lì davanti alla stessa ora ha dovuto puntare la sveglia alle 4. Tante mamme e papà con i bimbi piccoli in spalla e il grande popolo dei sudamericani residenti in città, messicani, filippini, ecuadoregni, argentini. Molti sono arruolati anche tra i volontari sul sagrato. C'è chi si scambia numeri di telefono per spedirsi foto o indirizzi e-mail delle associazioni. Un gruppo che fa riferimento alle Acli milanesi alza le lettere a comporre lo slogan: «L'Europa per l'ecologia integrale».

Il Santo Padre arriva in Duomo con la «Papamobile» alle 10 e sono subito ovazioni. Ad accoglierlo sul sagrato i cardinali, tra loro c'è Angelo Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. L'incontro con i religiosi in cattedrale viene trasmesso su due maxischermi ma il volume è basso, non sono così mega e vengono coperti dai cartelli, la gente protesta («Potevano usare quelli che trasmettono la pubblicità sul Duomo»). Risate e applausi dalle prime file che riescono a sentire il Papa prendere in giro i diaconi: «Voi vivete le dinamiche familiari, dovete fare i conti anche con la suocera». O quando sulle congregazioni che accumulano denaro dice: «Di solito il Signore manda loro un economo brutto che fa crollare tutto, ed è una grazia». Alle 11.30, con mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia, Bergoglio arriva sulla piazza per l'Angelus. «Vi ringrazio per l'accoglienza e per il grande affetto, vi chiedo di pregare per me e vi invito a pregare insieme». Torna sulla Papamobile e compie per due volte il giro della piazza acclamato dai milanesi, che girano video e scattano foto mentre passa davanti alla Galleria e imbocca la strada verso corso Vittorio Emanuele e - a sorpresa - ritorna indietro salutando con il braccio. Lascia la piazza imboccando via Orefici tra due ali di folla, riceve in dono un quadro e lo bacia. In piazza Cordusio la gente si accalca al gazebo di PosteItaliane per acquistare il bollo celebrativo.

Francesco è già alla tappa successiva: San Vittore.

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