Cronaca locale

Di Pietro-Mastella, stretta di mano e poi duello

Ministri nello stesso governo ieri, insoddisfatti del Pd oggi. Ma nient'altro in comune

Maria Teresa Santaguida

Si doveva parlare di nord e invece c'è stato molto sud nel duello tra Clemente Mastella e Antonio Di Pietro alle Stelline. Prima è mancata la telefonata di Matteo Salvini. Poi, una buona pennellata di colore l'hanno data la iattura napoletana lanciata dal sindaco di Benevento («I due che mi hanno messo in difficoltà sono morti di tumore») e le doti della salumeria molisana rivendicate da Di Pietro: una specificità per cui chiedere un referendum pari a quello di Maroni e Zaia.

Almeno sul valore della consultazione regionale i due sono d'accordo. «Andrò a votare ma contro» annucia Di Pietro, meridionale ma «figlio putativo del Nord». «A Milano facevo il poliziotto e mi mandavano a fare i pedinamenti». E comincia il racconto nostalgico e il mea culpa su Mani Pulite: «Lo rifarei mille volte. Ma quella stagione ha lasciato un vuoto: ne sono nati dei partiti personali, mi ci metto anche io. Se tornassi indietro non farei politica contro, ma per qualcosa. E mi rivolgo ai Cinque Stelle». Risposta dell'ultragarantista Mastella: «Non apprezzai la ferocia investigativa». «Chi mi ridà indietro i soldi di 10 anni di avvocati? Io mi sono preso un infarto», è uno dei punti salienti del mantra. Il riferimento è all'assoluzione in primo grado, per quell'indagine in cui fu coinvolta anche la moglie Sandra Lonardo, ex presidente del Consiglio regionale campano: «Un anno chiusa in casa quando a suo carico non c'era nulla. Dovette operarsi con i carabinieri di piantone». Una famiglia afflitta, insomma, e Mastella lo ripete. Senza darsi per vinto, però: «Rifonderò l'Udeur per tutti coloro che furono vilipesi stando al mio fianco». Il dibattito allora assume le sembianze di un processo. Scocciato dalla peroratio dell' «imputato», comincia la requisitoria l'ex pm: «Bisogna difendersi in tribunale. Qua si doveva parlare di nord, ma se dobbiamo difendere Mastella allora riapriamo altri duecento processi». Veramente si doveva parlare anche di giustizia e di corruzione, nella Lombardia motore d'Italia. «Ma anche motore di quelli che passavano le mazzette», rivendica di Pietro. D'obbligo quindi la domanda sulla riforma e sulle intercettazioni. «Sono necessarie, ma non vadano sulla bocca di tutti. Non concordo con preferisce riportare solo la sintesi». «Il sistema così non funziona perché crea martiri in vita» è la risposta da ex ministro della Giustizia; «Nei verbali mia moglie è definita Lady Mastella, i pm dovevano impedirlo». «Dobbiamo ribadire che anche con un avviso di garanzia si è innocenti fino a prova contraria». Di Pietro ribatte: «Non vorrei che la conseguenza di questo ragionamento sia: allora non facciamo le indagini». Niente, non si riesce a metterli d'accordo. Anche se più volte lo dicono, che sono stati ministri dello stesso governo. Anzi no, un punto d'incontro c'è: nessuno qui festeggia i 10 anni del Pd. Mastella perché «per fregare Prodi fregarono me». Di Pietro perché vorrebbe tornare all'Ulivo di Vasto. «Mi manca quel progetto. Oggi tutti parlano di unità e nessuno la fa, sono amareggiato». A parole.

Fatto stasera, forse, un Ulivo durerebbe meno dell'originale.

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