Cronaca locale

Pietro Nera: "Vi spiego perché siamo l'eccellenza"

Non solo Nebbiolo: storia della viticoltura "eroica" di una tra le più prestigiose cantine della Valtellina

Pietro Nera: "Vi spiego perché siamo l'eccellenza"

Quando si parla di Valtellina si «sentono» i profumi dei vini, delle bresaole, dei formaggi tipici, dei pizzoccheri, per i quali la zona lombarda è famosa, sia in Italia, sia all'estero. A proposito di vini, è sicuramente una eccellenza la Casa Vinicola Pietro Nera di Chiuro (Sondrio) che da oltre 70 anni porta avanti la tradizione di famiglia lasciata in eredità dal fondatore Guido, sviluppatasi attorno all'amore per la viticoltura; settore che ha aiutato non poco lo sviluppo economico della regione montana.

È lo stesso Pietro Nera a raccontare come negli anni '80 avesse deciso di portare avanti l'attività del padre, oggi ripagata da soddisfazioni, fama e prestigio. Non a caso, la Casa Vinicola Pietro Nera è una tra le più importanti e prestigiose cantine della Valtellina, premiata in Italia e all'estero per la sua produzione di eccellenze frutto della passione e della cura maniacale per la coltivazione di vigneti. E da una viticoltura «eroica».

La Valtellina spiega Nera - fin dall'antichità, ha sempre prodotto grandi vini che venivano apprezzati dagli svizzeri della confinante Saint-Moritz, Eldorado dei principi, i regnanti petrolieri degli stati arabi e del Medioriente. Il nostro vino era già venduto prima della vendemmia. Gli anni d'oro, poi, sono finiti, ma la nostra passione e caparbietà hanno insistito per la valorizzazione del territorio, puntando su un miglioramento continuo». Sia quantitativo, sia qualitativo: «Si producevano anche 130 quintali per ettaro, ma poi, una volta ottenuta la certificazione Docg, ci siamo attestati sugli 80 quintali per ettaro, come da disciplinare, a vantaggio di un'impagabile crescita qualitativa». Perché si parla di viticoltura eroica? «La nostra posizione - aggiunge Nera - è a dir poco strategica, visto che gode di un'esposizione completa al sole, ma la terra, con pendii impervi e scoscesi, richiede molto lavoro manuale, sia per la coltivazione, sia per la raccolta dell'uva. Oggi, raccogliamo i frutti di tanta buona volontà». Si è appena conclusa la vendemmia dopo una stagione interessante dal punto di vista climatico: «Grazie a un'attenta selezione clonale e alla cura della vigna per la quale ci distinguiamo, siamo soliti raccogliere uve eccellenti da viti di uve Nebbiolo, ma quest'anno ci siamo superati; grazie alle condizioni meteorologiche dei mesi estivi, che hanno concesso tanto sole e acqua sufficiente, abbiamo avuto un raccolto eccezionale».

Il vino ottenuto dalla vendemmia andrà a maturare in botti di acciaio e anche di legno dove resterà per 4, 5, 6 anni e oltre, periodo deciso dall'enologo che rispetta la fisiologica maturazione, senza nessuna aggiunta fino al raggiungimento della gradazione voluta, tra i 13 e i 15 gradi. È importante sottolineare che, grazie alla selezione clonale, i vigneti di Pietro Nera risultano maggiormente resistenti, necessitano di poche irrorazioni e offrendo al consumatore un prodotto genuino. Anche le uve conferite alla Cantina Nera, che provengono da quasi 200 «vignerons» che da oltre 60 anni tramandano l'attività di padre in figlio, attraverso comportamenti virtuosi, determinano vantaggi per l'ambiente. «Il nostro prodotto di qualità - conclude Nera - non è molto conosciuto all'estero, perché sempre assorbito dal vicino Cantone dei Grigioni della Confederazione Svizzera, ma sappiamo che piace. Esportiamo in Svizzera, in Francia, in Inghilterra, nel Nord Europa, negli Usa, in Canada, Belgio, Brasile, Australia e in Giappone: stiamo insegnando a bere bene agli stranieri, ma i conti non tornano. Questi clienti ci hanno aperto le porte dicendoci: Siete arrivati da pochi anni... se fosse stato per voi noi non avremmo conosciuto l'esistenza del vostro vino.

Siamo fermi da tanti anni con i prezzi dei nostri vini e delle nostre uve, a causa di scelte politiche sbagliate, in primis da quando esiste il Consorzio Tutela Vini».

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